venerdì 3 febbraio 2012

sembra ch'io parli di neve, invece parlo di gelo

ormai che sono una guidatrice consumata (più corretto forse dire logorata), quasi un'autista di professione, guido anche su strade ghiacciate spalando neve coi tergicristalli e maledicendo l'umanità e i datori di lavoro fuori dal mondo. sopravvivo e mi ritrovo per di più d'improvviso con pomeriggio e serata liberi. la depressione è la logica conseguenza. mi piace ancora e sempre veder cadere i fiocchi di neve, ma altre nevicate mi avevano emozionata tanto quanto questa mi indispone. eppure è così spessa corposa e candida, eppure ci rimette al nostro posto di esseri umani, che non è detto che si debba sempre poter andare dove diavolo ci pare, in fretta, senza ostacoli, onnipotenti e immortali, eppure è così estetica e molesta, morbida e scivolosa, lieve e invalicabile.. dovrei semplicemente adorarla. anche solo per quel "scusa ma proprio non ce la faccio ad arrivare" colpevolmente piacevole per scolastico imprinting.
è che salta anche lo spettacolo, annullato per neve. e avevo tanta voglia ed ero pronta - quasi addirittura con le battute a memoria - e soprattutto era l'ultimo, l'addio a uno spazio amatissimo dall'affitto ormai troppo caro. e in queste sere di prove un po di commozione veniva, un'altro posto che è stato casa va salutato per sempre.. non ci tornerò e se ci tornerò non sarà riconoscibile, spero solo non ci facciano l'ennesimo locale fighetto. mi affeziono troppo ai luoghi, è sempre stato così. la vita è tutta una perdita, il punto è come l'affronti.
e poi la caldaia scompensa di nuovo - soffre terribilmente il freddo, decisamente un'ottima dote per una caldaia. vorrei accendere il camino ma senza compagnia mi fa strano. posso scaldarmi benissimo da sola è chiaro, ma si sta così meglio con delle braccia attorno. ed andrebbe bene qualsiasi pupazzo con una bottiglia di vino. e questo è il pensiero che mi rattrista più di tutto.