a volte la mattina comincia morbida, in penombra, anche le risate sono sussurrate, per non svegliare i mostri che dormono e ritardare l'inizio del delirio quotidiano. il sole basso del mattino filtra a macchie ovali dalla serranda
semichiusa e ci colpisce insieme, in una casuale sintonia di colori: la
sua gonna rosa chiaro con piccoli fiori più scuri sui miei pantaloni
rosso bruciato, un incanto delicato di colori svelato appena da accenni
di luce dorata.
un'immagine così perfetta e non ho una macchina fotografica. e anche avendola non avrei mani con cui scattare: devo tenerla, sempre. le mani sono nell'inquadratura, col suo profilo e le minuscole gambe abbronzate. le sbatte, si alza, mi guarda e apre un sorriso di gioia pura, e allora penso che quasi non era in grado di muoversi quando l'ho conosciuta qualche mese fa. e penso che sì, vale la pena svegliarsi all'alba e lavorare tutta l'estate, e penso che non serve neanche la macchina fotografica: certe immagini restano negli occhi.
domenica 16 settembre 2012
mercoledì 15 agosto 2012
agosto col bene che ti accosto (?)
oh. ferragosto. ferragosto a roma e un caldo mortale. ma umore ottimo e i soliti dettagli surreali che accompagnano la mia vita e le danno senso. la vodafone mi ha mandato vari avvisi di povertà e visto che arrivano messaggi che uno poi pare brutto se non risponde decido di andare a ricaricare, dopo aver indossato una gonna e una maglietta che si combinano su di me in un impensato look mimì ayuhara che per fare cento metri sotto casa a ferragosto va anche bene, quasi troppo ricercato. avevo deciso di arrivare anche al supermercato aperto, ma uscita dal portone il sole e l'odore di asfalto liquefatto mi hanno fatto scordare cos'è che mi serviva di così urgente visto che tanto vado a pranzo da mamma e con un po' di fortuna riuscirò anche a trafugare qualche avanzo di lusso (polpette di melanzane, peperoni ripieni.. god save lacucinadimamma). mezzoggiorno di fuoco e io riesco a fare la fila al bancomat. davanti a me un correntista bancoposta sta comprando titoli di stato peruviani, credo, se hai tutti questi soldi perchè non sei in barca ora? dopo ore tocca a me, ma nel frattempo arriva a farmi compagnia il matto di turno. tiene un comizio a volume altissimo, formalmente parlando al telefono, ma dopo un po' comincio a dubitare che dall'altra parte ci sia davvero qualcuno, o quanto meno che sia ancora cosciente. ilva, marchionne, juve-napoli, corona in un'unica lunga frase senza punti. allontanatosi lo speculatore del bancomat, in tutta la strada restiamo io lui e due turisti che si voltano inquieti, mi spiace solo non possano cogliere tutta la bellezza delle sue espressioni colorite. ora quello che manca per mettere davvero a frutto il vuoto ferragostano è riuscire a recuperare il mio nuovo bancomat che secondo i miei calcoli giace (dio non salvi il postino) nella cassetta delle lettere di un'amabile donna che vuole la mia morte (la storia è lunga..) e che anche ammesso che non sia animata dal desiderio di distruggere la mia posta, resterà lontana da questo condominio de matti ancora a lungo..vacanze brevi, povera. primo assalto fallito, ma tornerò armata.. il male non può trionfare, non a ferragosto!
domenica 6 maggio 2012
rodimento d'aprile
Insomma c'è questo bar di lusso dove
vado a prendere il caffè, ci vado perché anche il cesso è di lusso
e il caffè è buono, meglio ancora il cappuccino, e alla fine costa
solo 10 centesimi di più del bar col cesso zozzo con le macchie di
muffa e il mocho buttato in un angolo e le gocce sul pavimento che
dici vabbè, ve la do io una passata a terra già che il mocho è qui a
portata di mano? Insomma, il bar di lusso. mi ci sono quasi affezionata in questi mesi, nonostante i legni e gli ottoni da bar di lusso e i camerieri di lusso logorati dalla loro vita di camerieri di lusso che sono gentilissimi e ormai forse mi riconoscono pure, ma un sorriso neanche a morire. non mi piace, troppi specchi, troppa gente in giacca e cravatta, troppe messe in piega, ma mi ci sono affezionata perchè risponde ai miei bisogni e tanto basta: caffeina dentro piscia fuori, sono una ragazza semplice, dammi il minimo e ti darò il massimo. ma il vero valore aggiunto del bar di lusso, e tutto questo era pura divagazione per arrivare a parlarne, è l'oroscopo. sì perchè nel bar di lusso troneggia un enorme televisore al plasma, dove trasmettono pubblicità locali prive di interesse ma anche un fantastico oroscopo mensile, scritto probabilmente da qualcuno dei camerieri di lusso durante la pausa pranzo per burlarsi degli odiati avventori. beh insomma, io ordino il mio caffè sorridendo invano e mentre aspetto o mentre lo sorseggio con l'esasperante lentezza con cui sono solita bere il caffè, volgo lo sguardo verso la tv. immancabilmente, qualsiasi spot o segno zodiacale ci sia sullo schermo quando mi volto, entro pochi secondi compare l'oroscopo del sagittario, perchè loro lo sanno, non so come ma lo sanno. ed è l'oroscopo d'aprile che ha sancito il mio amore, e anche qualcosa che si avvicina a una devota fedeltà, per il bar di lusso. il mio aprile "teso e nervoso" era introdotto più o meno così: questo mese le stelle ce la metteranno tutta per farvi arrabbiare, ma più che le stelle saranno i parenti, gli amici ipocriti, la gente che non si fa gli affari suoi. la sfiducia dell'oroscopista nei transiti planetari e l'invito a guardarsi dai transiti umani mi ha definitivamente conquistata, nè si può dire che abbia torto, particolarmente per questo mio aprile. ora maggio. ancora non ho avuto modo di leggere le previsioni, baratro o risalita? il 1°maggio è stato sgradevole come da tradizione ormai consolidata, ma pace, per il resto del mese mi aspetto qualcosa di buono.. no?
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subdolità,
tanto per postare
lunedì 30 aprile 2012
martedì 27 marzo 2012
se parare o segnare
in effetti ho qualche problema con le chiusure. non le lampo, cioè anche quello volendo, ma non ultimamente che son pure dimagrita e mi va tutto largo. dicevo, fatico a chiudere. partire è un po' morire, staccarsi e cadere nel vuoto, c'è a chi piace. io mi abbarbico piuttosto, alle più nefaste situazioni e alle più nocive persone. esagero come sempre. però... per dire, fare le tre di notte senza riuscire a mollare un lavoro noioso che potrebbe occupare senza difficoltà la mattinata libera di domani, che a questo punto dovrò passare a dormire, con nefaste conseguenze sul mio bioritmo e sulle condizioni igieniche della casa. nottata al computer, così, per amore della scienza, dell'arte, dell'umanità. amore che così a freddo, interrogata, negherei con forza di avere. boh. è solo che se mi si chiede una cosa la faccio. presto e bene. e gratis, neanche a dirlo. ma al di là di questo apparente masochismo pervasivo, che poi masochismo secondo me non è ma qui il discorso sarebbe lungo e non era quello che mi ispirava questa notte che ormai non dormirò, mi interessava invece l'impossibilità di fermarmi, mettere un punto e far calare il buio e il sonno. neanche fosse un addio... o sì? di nuovo, il buio che tutto inghiotte e chissà se restituirà mai qualcosa. quindi nel dubbio si continua a scrivere fino a consumarsi. come non so smettere di mangiare o di baciare fino a che non si vuota il piatto o l'anima e continuo ad avvitarmi fino a che non fa male davvero, e davvero fra un po' sorge il sole e sono ancora sveglia e non ho scritto come volevo e neanche volevo che prorpio non lo so perchè neanche questo blog lo riesco a chiudere, lo lascio a languire ma non mi decido a metterci un punto, così, dove viene, senza fronzoli e morali finali, come un post nato male che non aveva niente da dire e si allunga a singhiozzi con una virgola dietro l'altra senza trovare la pace di un punto, e basta. così.
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venerdì 3 febbraio 2012
sembra ch'io parli di neve, invece parlo di gelo
ormai che sono una guidatrice consumata (più corretto forse dire logorata), quasi un'autista di professione, guido anche su strade ghiacciate spalando neve coi tergicristalli e maledicendo l'umanità e i datori di lavoro fuori dal mondo. sopravvivo e mi ritrovo per di più d'improvviso con pomeriggio e serata liberi. la depressione è la logica conseguenza. mi piace ancora e sempre veder cadere i fiocchi di neve, ma altre nevicate mi avevano emozionata tanto quanto questa mi indispone. eppure è così spessa corposa e candida, eppure ci rimette al nostro posto di esseri umani, che non è detto che si debba sempre poter andare dove diavolo ci pare, in fretta, senza ostacoli, onnipotenti e immortali, eppure è così estetica e molesta, morbida e scivolosa, lieve e invalicabile.. dovrei semplicemente adorarla. anche solo per quel "scusa ma proprio non ce la faccio ad arrivare" colpevolmente piacevole per scolastico imprinting.
è che salta anche lo spettacolo, annullato per neve. e avevo tanta voglia ed ero pronta - quasi addirittura con le battute a memoria - e soprattutto era l'ultimo, l'addio a uno spazio amatissimo dall'affitto ormai troppo caro. e in queste sere di prove un po di commozione veniva, un'altro posto che è stato casa va salutato per sempre.. non ci tornerò e se ci tornerò non sarà riconoscibile, spero solo non ci facciano l'ennesimo locale fighetto. mi affeziono troppo ai luoghi, è sempre stato così. la vita è tutta una perdita, il punto è come l'affronti.
e poi la caldaia scompensa di nuovo - soffre terribilmente il freddo, decisamente un'ottima dote per una caldaia. vorrei accendere il camino ma senza compagnia mi fa strano. posso scaldarmi benissimo da sola è chiaro, ma si sta così meglio con delle braccia attorno. ed andrebbe bene qualsiasi pupazzo con una bottiglia di vino. e questo è il pensiero che mi rattrista più di tutto.
è che salta anche lo spettacolo, annullato per neve. e avevo tanta voglia ed ero pronta - quasi addirittura con le battute a memoria - e soprattutto era l'ultimo, l'addio a uno spazio amatissimo dall'affitto ormai troppo caro. e in queste sere di prove un po di commozione veniva, un'altro posto che è stato casa va salutato per sempre.. non ci tornerò e se ci tornerò non sarà riconoscibile, spero solo non ci facciano l'ennesimo locale fighetto. mi affeziono troppo ai luoghi, è sempre stato così. la vita è tutta una perdita, il punto è come l'affronti.
e poi la caldaia scompensa di nuovo - soffre terribilmente il freddo, decisamente un'ottima dote per una caldaia. vorrei accendere il camino ma senza compagnia mi fa strano. posso scaldarmi benissimo da sola è chiaro, ma si sta così meglio con delle braccia attorno. ed andrebbe bene qualsiasi pupazzo con una bottiglia di vino. e questo è il pensiero che mi rattrista più di tutto.
mercoledì 4 gennaio 2012
sensi di marcia
avviarsi a piedi verso trastevere come se fosse ancora estate, tornare alle quattro come se fossimo ancora giovani. sotto la pioggia. mi sento mentre parlo e mi trovo convincente, anche lo sconosciuto che mi ascolta sembra convincersi, sono acuta e competente, appassionata, si direbbe che il mio lavoro sia fichissimo e io brava a farlo. lo saluto certa di avergli cambiato la vita, anche se neanche lui ricorderà il mio nome.
il tempo si polverizza ancora più in fretta durante le vacanze, sparisce e m'angoscia. la casa sembra esplosa, continua a produrre spazzatura e il riordino pare infinito. oggi ho piantato il mio primo chiodo, queste pareti sono un tale tripudio di chiodi inutili che non ho mai avuto bisogno di piantarne uno da che sto qui, tredici mesi giusto ora. era il mio scorso compleanno, e pare una vita fa. quest'anno ho teso del filo verde tra i chiodi in salotto e ho creato la scheletro di un albero di natale, l'ho decorato e ho acceso il camino come fossi pervasa dallo spirito natalizio. come quei giorni che proprio non usciresti di casa, ma visto che devi almeno ti metti un po' di matita sotto gli occhi e ti sembra di diventar presentabile.
avrei voglia di camminare per ore, ritrovare questa città, ma mi si rovescia sotto gli occhi: ora anche la strada dove vivo andrà all'incontrario, proprio come il treno dei desideri, dei miei pensieri.
io intanto canto, che mi migliora sempre l'umore.
il tempo si polverizza ancora più in fretta durante le vacanze, sparisce e m'angoscia. la casa sembra esplosa, continua a produrre spazzatura e il riordino pare infinito. oggi ho piantato il mio primo chiodo, queste pareti sono un tale tripudio di chiodi inutili che non ho mai avuto bisogno di piantarne uno da che sto qui, tredici mesi giusto ora. era il mio scorso compleanno, e pare una vita fa. quest'anno ho teso del filo verde tra i chiodi in salotto e ho creato la scheletro di un albero di natale, l'ho decorato e ho acceso il camino come fossi pervasa dallo spirito natalizio. come quei giorni che proprio non usciresti di casa, ma visto che devi almeno ti metti un po' di matita sotto gli occhi e ti sembra di diventar presentabile.
avrei voglia di camminare per ore, ritrovare questa città, ma mi si rovescia sotto gli occhi: ora anche la strada dove vivo andrà all'incontrario, proprio come il treno dei desideri, dei miei pensieri.
io intanto canto, che mi migliora sempre l'umore.
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