ormai che sono una guidatrice consumata (più corretto forse dire logorata), quasi un'autista di professione, guido anche su strade ghiacciate spalando neve coi tergicristalli e maledicendo l'umanità e i datori di lavoro fuori dal mondo. sopravvivo e mi ritrovo per di più d'improvviso con pomeriggio e serata liberi. la depressione è la logica conseguenza. mi piace ancora e sempre veder cadere i fiocchi di neve, ma altre nevicate mi avevano emozionata tanto quanto questa mi indispone. eppure è così spessa corposa e candida, eppure ci rimette al nostro posto di esseri umani, che non è detto che si debba sempre poter andare dove diavolo ci pare, in fretta, senza ostacoli, onnipotenti e immortali, eppure è così estetica e molesta, morbida e scivolosa, lieve e invalicabile.. dovrei semplicemente adorarla. anche solo per quel "scusa ma proprio non ce la faccio ad arrivare" colpevolmente piacevole per scolastico imprinting.
è che salta anche lo spettacolo, annullato per neve. e avevo tanta voglia ed ero pronta - quasi addirittura con le battute a memoria - e soprattutto era l'ultimo, l'addio a uno spazio amatissimo dall'affitto ormai troppo caro. e in queste sere di prove un po di commozione veniva, un'altro posto che è stato casa va salutato per sempre.. non ci tornerò e se ci tornerò non sarà riconoscibile, spero solo non ci facciano l'ennesimo locale fighetto. mi affeziono troppo ai luoghi, è sempre stato così. la vita è tutta una perdita, il punto è come l'affronti.
e poi la caldaia scompensa di nuovo - soffre terribilmente il freddo, decisamente un'ottima dote per una caldaia. vorrei accendere il camino ma senza compagnia mi fa strano. posso scaldarmi benissimo da sola è chiaro, ma si sta così meglio con delle braccia attorno. ed andrebbe bene qualsiasi pupazzo con una bottiglia di vino. e questo è il pensiero che mi rattrista più di tutto.
venerdì 3 febbraio 2012
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