lunedì 30 luglio 2007

solo per liberare i colori

più che dire/scrivere mi viene da sbuffare.
si può?
uno sbuffo a forma di post.
si può?
"sennò anche taci, emme, non ti pare?"
eh no, ci ho il blog, qualcosa dovrò farci..
l'aria deve uscire dai polmoni
e se non prende forma di parole ben formate
che almeno si sformi in un sospiro
o in grido persino.
si può fare così tanto per fare, nulla di male.
dipingere
solo per liberare i colori dai tubetti
nobile scopo in fondo.
perchè disprezzare l'inutilità delle parole?
lo faccio da sempre,
silenziosa e sommersa da chiacchiere vuote.
ma si vive di quello, porca puttana, ci vuole tanto a capirlo?
serve ad esistere.
ah ecco, sarà che non voglio esistere..
o esistere il minimo indispensabile
esistere senza impegno,
così, tanto per.
a forma di sbuffo
annoiato sbaffo di colore.


(ho mandato a capo a cazzo ma ci tengo a precisare che QUESTA NON E' UNA POESIA, non scherziamo su queste cose per cortesia. [e qui ho pure fatto la rima.. non volevo giuro! e comunque neanche questa è una poesia eh] uffffffffffffffff.. odio l'estate.)

venerdì 27 luglio 2007

non si preoccupi

le braccia intorno alle ginocchia, e sopra il mento. lo sguardo che non guarda il non molto che c'è da vedere. "giovanotto!" una voce sorprende Guido alle spalle, sobbalza e si volta in un unico gesto, è tentato di alzarsi. "che fa qui?" continua l'uomo, come un tono di rimprovero nella sua domanda, o almeno così lo avverte Guido che non sa cosa inventarsi per giustificare la sua posizione. "avrà freddo.. è qui da solo? come è arrivato?" scuote la testa perplessa e non trova come rispondere, si guarda intorno per cercare la strada da cui è venuto, ma non la riconosce, non vede nessuna strada in realtà. ormai è sera, si vede poco, forse è stato il buio a inghiottire la strada, pensa Guido, non vede il terreno neanche sotto di lui. "ha bisogno di una mano? sa come tornare?" e da dove sono venuto? pensa Guido. poi trova una risposta "non si preoccupi, è tutto a posto". ma lo sconosciuto lo guarda poco convinto. " beh, se ha bisogno mi trova laggiù, vede quella casa in fondo? prima della curva.. quella grande con le luci accese, quella con la porta verde, non può sbagliare, la vede no?" Guido annuisce, "grazie", sforza gli occhi ma non trova porte, nè curve o finestre illuminate. intravede una montagna in lontananza ora, e sagome di alberi più vicine, una panchina di pietra che pare sospesa nel vuoto. strano posto per vivere, pensa Guido, e intanto risponde al saluto dell'uomo che infila il cappello e si avvia verso casa. quella con le luci accese.

giovedì 26 luglio 2007

resto qua

a volte si vorrebbe un nome nuovo. ripartire. scegliere una città a caso e andarci a vivere. conoscere sconosciuti e farne amici, trovare un lavoro qualsiasi ed imparare a farlo bene, chiamare casa il primo riparo che capita. ricominciare da zero, o da tre magari. complicarsi la vita per rendere tutto più facile. sono tutti più comprensivi se sei nuovo del posto, un bonus di pazienza, la giustificazione scritta per la faccia spaesata. invece non si può sentirsi estranei al proprio posto.
ma qui nulla è mio.
e allora mi viene voglia di andar via, ma onestamente non si potrebbe che chiamarla fuga.. e io non sono una che fugge, sembra, perchè sfuggo, ma invece continuo a sbattere sullo stesso punto, ostinata, fino a distruggermi.
e allora non fuggo, resto a guardare dal bordo il mondo a cui non appartengo. e sempre meno mi si chiede come sto.
non è il nome e non è il luogo, è di me che voglio liberarmi, smettere di essere me per diventare quello che sono davvero. o che potrei essere. o vorrei.
no.
non è vero. non è giusto, questo sono. fatevi bastare quello che c'è. non smettete di chiedere, se vi interessa, non avrete un lungo racconto di disgrazie, ma ve lo dico come sto. se avete un po' di pazienza. tanto io, per ora, resto qua.

lunedì 23 luglio 2007

dettagli

no, non dormo. non escludo di fare l'alba, ma questo è un dettaglio. sono nervosa, e giù di morale. "so gli ormoni" direbbe in coro il coro se l'autore avesse previsto un coro, sarà anche vero, si può rassicurarsi sulla regolarità del mio ciclo seguendo l'andamento del blog. "estrogeni e osso" come chiave di ricerca, cos'è un piatto di questi vostri carnivori? sì sì d'accordo, ormoni, spazi intersinaptici, psicofarmaci, nulla da dire per carità, ma sono dettagli. parliamo di pensieri che ci sono, sono miei, e sono lì per far male. che esistono non possiamo negarlo, ma a volte si sentono a volte no, allora chi ha ragione? emme o emme? "emme o emme" è un palindromo, inutile dettaglio, chiedo scusa. dicevo dei litigi tra me e me, ma non ho voglia di dirne. mi ripeto, e non ho voglia di ascoltarmi. avevo scritto un post, uno e mezzo anzi, o due mezzi, boh. ma non mi piace questo mio tono malinconico.. no, "malinconico" non definisce bene, non so, non importa la definizione, è un dettaglio, è il tono mio, che sento dall'esterno, come fosse la mia voce registrata, e non mi riconosco. o forse è che mi riconosco troppo e non vorrei? inutile dettaglio. insomma non finisco di scrivere il pezzo che sarebbe stato qui a farsi leggere e commentare come se non trascinasse tra le lettere blu brandelli di me, e mi avrebbe fatto piacere, questo si sa. e avrebbe avuto il link a una canzone, che magari si sarebbe fatta gentilmente ascoltare, accompagnamento melenso, come se non ne sentissi risuonare ogni parola. tutto può sembrare stupido, dipende da dove lo guardi. mi sbrodolo. dio che parola buffa! chi si loda s'imbroda e pesta l'acqua nel mortaio, perchè raccontarsi? a chi interessa in fondo? perchè parliamo? bah, ma sono dettagli, così è. io la peroni la trovo un po' troppo amara, personalmente. e ora non pensiate subito che questo sia il delirio di un'ubriaca, non lo sono. ma questo è un dettaglio. certo, lo ammetto e senza difficoltà:
non ho parlato che di cose irrilevanti, piccolezze o questioni senza corpo, però non è che si può andare sempre all'osso ed eliminare i dettagli. i dettagli ci sono e vanno considerati, poi alla fine la differenza è tutta lì, nei dettagli.

giovedì 19 luglio 2007

tornando

noto il neo, sul lato destro dell'anulare sinistro, somiglia al mio, sul lato sinistro dell'anulare destro. uh che coincidenza! noto spesso queste cazzate. ho la decenza di non sottolineare l'affinità di nei, anche se mi sorride, due battute sull'ormai probabile ritardo del treno. poi noto l'anello, una conchiglia. e conchiglie e perline bianche scendono a collana tra i lunghi ricci neri. e due conchiglie pendono dalla borsa leopardata, in compagnia di due perle e uno spicchio di luna, una stella marina e un'altra più piccola, un pesciolino e un altro più grande. bracciale tintinnante di metallo e vetri azzurri. guardo meglio l'orologio rosa all'altro polso, in effetti mancava, ma eccolo sul quadrante il tenero gattino. ok, per le affinità ci fermiamo a un neo. ma ha la faccia simpatica, molto. non fosse per gli occhiali bicolore, brutti come pochi.. ah gli occhiali sì, basta, domani vado a cercarmi degli occhiali nuovi. eh beh. continuano a scorrere canzoni. sbircio il giornale di fronte, l'occhio azzurro che lo legge sbircia me. ma a me interessano molto di più le patatine che si infilano nella bocca della ragazza alla mia destra. quasi le sette, e ho saltato il pranzo, il gattino rosa conferma il ritardo.
così allontano il tuo pensiero, come posso. a intervalli regolari mi chiedo di rispondere, e taccio. non che non sappia la risposta. se toccasse a me decidere mi innamorerei di te. ma il cuore fa quel che vuole, al di là della testa, al di là della pelle. mi ripeto che non ho mentito, ma continuo a sentirmi una ladra. egoista, fragile.
corro sui binari, seduta sul lato sbagliato, vedo le cose allontanarsi senza averle viste arrivare. ora mi sembrano lucidi gli occhi della ragazza coi pendagli, telefonino in mano, un velo di tristezza. o forse è solo stanchezza. appoggio la testa, chiudo gli occhi.

lunedì 16 luglio 2007

la giusta prospettiva

scarse parole, scarne. più voglia di sentire che di parlare. ogni senso pronto a recepire, a lasciarsi colpire senza aggiungere altro, senza reazioni apparenti. mi guardo intorno, in silenzio, noto ogni dettaglio. evidente che il quadro è sbilenco, o no? evidente che basta inclinare la testa per vedere le cose per quello che sono, se sono. per ipotesi. basta girare la testa per vedere cose che non c'erano, e invece ci sono. a volte è meglio cambiare punto di osservazione, sbagliare inquadratura. a volte.

giovedì 12 luglio 2007

scegliere, pausa di riflessione

stato di assedio. è l'ora della battaglia, e io che non ho mai cercato armi ora non ne ho. ma qualcosa mi inventerò, la paura è tanta che quasi non la sento. non è più apnea. col respiro faccio il vuoto e mi ascolto, chi altro può dirmi cosa fare? chi altro può trovare le ragioni di una scelta?
arrocco.
non ho mai scelto, non ho mai avuto scelta, le mie scelte coraggiose erano impossibilità. i primi passi incerti, al buio, che non sono mai diventati sicuri, l'appoggio che non ho mai sentito certo sotto i piedi, il terrore di cadere. la ragione che era sempre altrove, di quello che sentivo io non c'era da fidarsi, i fatti lo dimostravano sbagliato, gli altri occhi vedevano e dovevo credergli, non ai miei. mai capito cosa dicesse il mio stomaco, o il cuore. cos'è la fame?
errori di traduzione.
non ho mai imparato a fidarmi di quello che sentivo, a riconoscerlo. nè a fidarmi degli altri, dicevano cose troppo diverse. non ho mai imparato a chiedere aiuto, io faccio da me. sì certo, poi non ci riesco, rifiuto l'ostacolo e sembra quasi un atto di coraggio, una libera scelta.ora sono stanca di rincorrere, mi siedo, mi curo le mani che ho ferito per costruire queste mura di sassi, e poi per scalarle.
silenzio.
mi curo. faccio il vuoto e mi ascolto, invento una nuova strada, imprevista, e poi la scelgo. perchè ognuno ha la sua storia, perchè ogni storia ha un senso, perchè non è iniziata adesso, perchè non è finita. raccolgo i pezzi. sorrido.

lunedì 9 luglio 2007

esse di sgagnare (sì ma durativo o sottrattivo?)

avrei anche scribacchiato, ma cose che non voglio pubblicare, non oggi almeno, nulla di serio per oggi. frutta fresca e relax.. e sì, lo so che non sarebbe il caso.. COSE DA FARE, sì, lo so. so anche quanto poco serva ricordarmelo con quell'aria di rimprovero che solo io so dedicarmi.

comunque
ancora resisto all'insano istinto di fare un post sulle chiavi di ricerca, stringo i denti, ce ne sarebbero.. anche se poi il discorso che vado a incominciare da questo in fondo parte. sì, perchè nei primi due giorni di luglio ben due volte qualcuno è finito qui cercando "sgagnare", notizia non da stracciarsi le vesti, lo riconosco, ma ora spiego. io il verbo sgagnare l'ho sentito, anzi letto, per la prima volta in questi mesi di vita da blogger (e ora, per poter dire dove esattamente ho appena perso mezz'ora a spulciarmi vecchi commenti, poi dice che ho l'ossessione dei commenti.. per forza. ma segnalo la fonte così per completezza non pretendo che andiate a leggervi tutto, per altro post commentatissimo, quasi a metà si parla di sgagnare e di targhe.. come per molte cazzate qui scritte, a iniziare era stato un pugile suonato, ormai in pensione (?), poi le cazzate passano e le parole restano, alcune. questa si è, per fortuite e sfortunate circostanze, installata qui nella colonna di destra, càpita..). e già posso dire che se una donna della mia cultura non ha mai sentito una parola che si pretenderebbe d'uso comune, vien da sè dedurre che trattasi di espressione tipica di altri popoli, nordiche etnie dalle dubbie qualità morali, popoli barbari avvezzi a sbollentare e poscia sgagnare financo innocenti bambini. nonchè a parcheggiare sui marciapiedi.
volgare dialetto insomma.
ora, nel corso della oltremodo molesta visita ricevuta nei giorni scorsi (cfr. ipsediggy, aroma, 8/7/07) un iggyota™, e non mi soffermo in ulteriori definizioni sapendolo già noto al grande pubblico, informato appunto delle mie prime chiavi di ricerca di luglio, ebbe l'ardire di sostenere, con quella sua vocetta lombarda "ma daai, è italiano sgagnare!". e mi sfidò a cercarlo. mi sfidò. e io l'ho cercato, che se mi si sfida..
e poi comincia a mettere le mani avanti: non lo cercare sul demauro però chè lì non c'è mai niente (e infatti non c'è), è meglio garzanti ma ti dovresti registrare.. (ecchepalle! ma mi registro addirittura, e non c'è) allora, con subdola accondiscendenza: guarda lo cerco proprio su un dizionario vero ok? sì, ma ce l'hai uno buono? non è che è vecchio?
oh senti, eh!
sull'intramontabile devoto-oli "sgagnare" non c'è, e io personalmente non ho più dubbi, anche perchè se al suo posto si trovano parole come queste..
sgagliardire v. tr. (sgagliardisco, sgagliardisci, ecc.), non com. privare del coraggio, della gagliardia. [da gagliardo, con s- sottrattivo]
sgallare v. tr., non com. produrre galle o vesciche, spec. mediante scottature. [da galla, con s- durativo]
sgallettare v. intr. (sgallétto, ecc; aus. avere), non com. manifestare un'irresistibile e talvolta comica inclinazione verso il genil sesso: non fa che s. con le compagne di scuola; estens., ostentare una eccessiva sicurezza di sé. [da galletto, con s- durativo]
sgambare ' v. tr., non com. asportare o rompere il gambo di un fiore. [da gambo, con s- sottrattivo]
p.s: ovviamente se qualcuno può dimostrare che ho torto si faccia avanti, accetterò di buon grado la sconfitta, mi scuserò, poi chiuderò il blog, poi lo andrò a cercare per ringraziarlo, con la mia fedele balestra.
(e poi lo sgambo, lo sgallo, lo sgagliardisco. se è il caso sgagno pure)
per amore della scienza, nulla di personale.

martedì 3 luglio 2007

bella la natura (ma dormire di più)

vorrei proporre un accordo alle zanzare. no, davvero, trattiamo.
sono in fin dei conti una persona generosa, davvero. non è un problema per me rinunciare a qualche goccia del mio sangue.. ma il mio sonno, cazzo, il mio sonno è sacro. prendete il mio sangue ma state lontane dalle mie orecchie. e non voglio grattarmi. perchè questa crudeltà del prurito? perchè? non vi basta nutrirvi di me? volete vedermi soffrire? ma mi calmo, volevo mantenere la calma, trattare. se vi lascio un po' di sangue in un piattino? e se assaggiaste la cioccolata? pizza?
e voi. voi maledettissimi gabbiani, con quest'aurea poetica che accompagna il vostro volo.. cosa cazzo avete da strillare? e che orrendo verso vi è toccato in sorte.. già, molto poetico il gabbiano. oh se avessi una mazzafionda! che poi no, dai, veramente, che ci fate qui? trovatevi un porto, lo dico per voi, si può vivere sul tevere? l'ho visto con questi occhi un gabbiano che mangiava un topo, non sono belle cose, davvero, non sono belle cose. cosa cazzo avrete da dirvi alle quattro del mattino? io sparo.

forse ricorderete, cari lettori, i dottissimi dibattiti sviluppatisi su queste pagine.. le mie posizioni pseudoparaanimaliste, le tendenze vegetariane.. qualcuno potrebbe stupirsi di queste parole d'odio (non i più attenti, che mi sanno volubile) ma non ce n'è ragione.
come mi disse una donna, del tutto psicopatica, che soleva aggirararsi nella mia facoltà quando io ero solo una matricola: "io non ce l'ho con gli uccelli, ce l'ho con chi mi caca in testa".