martedì 13 dicembre 2011

evitando bilanci e bilance

homework: organize your ideas.
dev'essere uno scherzo, per domani? perdonami. sbaglio scrivendo, sbaglio vivendo. non ho mica nulla da farmi perdonare io. perdo mani.
basta giochi di parole. basta giochi che lasciano segni indesiderati. basta giochi.
arrivi a trent'anni e ti chiedi se sei mai stata importante per qualcuno o hai solo accumulato giorni senza morire e senza vivere, sfiorando altre vite senza intaccarne la superficie.
sono pensieri che vanno smontati un po' alla volta con cacciavite brugola e pazienza, lasciando sciogliere gli ultimi pezzi tra le bollicine dei molti brindisi. ce la fai? non troppo, ma ti aiutano. e ti aiuta la botta maniacale che ti fa rimbalzare da un festeggiamento a un altro scordando il sonno e con lui gli appuntamenti e le telefonate da fare (e dico scordando, non facendo finta di scordare, per me è una novità). poi il compleanno passa e si ricomincia, planare giù non è mai facile e la prima sera libera, che hai tanto desiderato e difeso, si rivela meno piacevole del previsto. stanca e nervosa dopo una giornata pesante, finisci davvero a riordinare le idee, svegliando inevitabilmente qualche fantasma. finisce insomma per diventare una di quelle sere in cui scrivi sul blog, facendo troppo tardi a limare parole e aereoplanini di carta. e dantoti inappropriatamente del tu.

domenica 20 novembre 2011

son stata brava?

poi arrivano ogni tanto certe sere di magone. non il supermagone, quello se deve venire viene di mattina, quel magoncino un po' così, che sei stanca ma non ti va di dormire e ti pare troppo presto per essere stanca e accendi il computer ma ti friggono gli occhi e faresti qualcosa ma non ti va di far niente e ti viene un po' freddo ma non ti va di cercare qualcosa per coprirti e non pensi niente di particolarmente drammatico e magari neanche pensi ma c'è sul fondo quel senso di non so che che non si capisce di che sa ma ha qualcosa che non va e sta storto e non va a posto. e hai capito, perchè ormai l'ho capito, che basterebbe una carezza, che come tutte le persone hai bisogno di persone e, forse più di altre persone, hai bisogno che qualcuno ti ricordi che non è un problema se esisti e magari anzi è una cosa buona.. ma non ti va di cercare nessuno o non c'è nessuno da cercare. c'è sempre qualcuno, questo è il problema, ma la voce si impiglia sulla banalità e la frivolezza della domanda che si sceglie di non fare.

mercoledì 2 novembre 2011

dal tramonto all'alba

finocchi a gratinare, birra, chat, lavatrice quasi pronta da stendere. cosa manca in fondo? routine, piaceri, progetti.. non è detto che tutto vada male, ma anche se fosse? a che serve pensare al peggio se non a vivere nel peggio? mi ripeto che sto bene, non so se è per convincermi o solo perchè mi sorprende questa sensazione quasi inedita. però funziona. bastarsi non vuol dire rassegnarsi: son così stanca della rassegnazione, mi fa male anche a pensarla da lontano, in vite tristi e atomiche, lontane lontanissime, per fortuna lontanissime. inedito benessere sì, si può curare e incatenare con la stessa mano, con lo stesso rassicurante avvolgente gesto, e così uccidere e salvare con un unico colpo. cicatrizza. così quest'autunno che temevo tanto si sta rivelando dolce e complesso. non riesco proprio a fare ordine e i puntelli cedono a turno, ma al cuore di questa sbilenca costruzione c'è un amore sconfinato, e non è altro che il mio respiro drogato d'aria.

lunedì 24 ottobre 2011

attesa creativa

momenti di grande lucidità, quasi raggi luminosi che attaccano una cosa a un'altra e a un'altra e poi resti a chiederti: è davvero così semplice? e perchè non l'ho capito prima? la prima risposta è no, di semplice non c'è niente, le illuminazioni semplificano ed evidenziano ma poi tutto torna complicato e contorto, e aggiungo anche per fortuna sennò sai che noia e che meccanicità. la risposta due è perchè no. le cose si capiscono quando è il momento di capirle e quando c'è abbastanta tempo e spazio, ovvero un vuoto dove farle girare. tipo una fermata dell'autobus, per quanto mi riguarda.

sabato 1 ottobre 2011

scorrono le notti

guido bene alle tre di notte.
è un fenomeno misterioso, ho bisogno del vuoto intorno per dare il meglio di me.
avrei continuato a guidare senza meta tutta la notte se non si fosse accesa la riserva, stavolta forse l'avrei fatto, accelerando e accarezzando le curve. perchè guido meglio la notte, anche da sobria, e non mi sarei più fermata. sola su strade deserte, tanto inquieta da sentirmi bene, scordando le incertezze, i bivi, la via di casa.
in questa stanza sono altrettanto dispersa, ma questo vuoto è tanto meno veloce, ci scivolo dentro anziché sopra.
dentro da noite veloz.

lunedì 12 settembre 2011

lunedì, settembre, 2011, perchè allora sono così tranquilla?

uno dei compiti rimandati a lunedì che ora non riesco a ricordare era sicuramente dare una pulita a casetta, ma, per l'appunto, non lo ricordo. c'è puzza di gas in cucina e di trementina in salotto, ignoro il rischio esplosione e confido nelle esalazioni tossiche, con il mio fisico ormai prossimo al cedimento definitivo che mi guarda con rassegnazione. nel frattempo ho aggredito le pareti e la loro bruttezza armata di una matita nera - don chisciotte me fa na pippa, diciamolo. il bello è che sono abbastanza soddisfatta del risultato, minimalista e concettuale. e colorare la carta da parati è un lavoro così ipnotico che potrei continuare per sempre, con una giusta musica di sottofondo. nel mio continuo sforzo per non pensare sto pensando molto, sono così giunta alla conclusione che non mi libererò mai di me. ma potevano toccarmi compagnie molto peggiori, col tempo magari faremo pure amicizia.

mercoledì 24 agosto 2011

di sollievo e sollevatori

mi ha colpita la parola sollevare oggi, così, dal nulla e con forza. ho pensato, e non c'entrava molto col contesto, che avrei davvero voluto essere sollevata, da un vento forte o da un extraterrestre, essere portata altrove, per sempre o anche solo per un po', oppure restare nell'aria, sospesa e veloce. capovolgermi. perché invece ho la sensazione di aver sempre creduto di dover essere io a sollevare, ad alleviare, o allevare persino, e magari mi mancava la forza e restavo schiacciata sotto pesi inamovibili non sempre e non solo miei.
poi mi sono ricordata quanto mi terrorizzi staccare i piedi dal suolo, perdere il mio controllo e la mia gravità, essere in balia della forza altrui. fatico ad affidarmi, in ogni senso, e questo mi rende un peso scomodo e spesso urlante. sono convinta, e questo è il punto, che nessuno possa reggermi.
passeggio su queste idee, sconfinando e riconfinando tra reale e simbolico, e come al solito viene fuori che i miei pensieri scuri non sono poi così veri, che tanto e tante volte sono stata presa in braccio nelle ultime settimane, da anonimi sorrisi e dalle mani più care, nelle danze e nei tormenti. sono diventata sollevabile in qualche modo, più leggera e forse più densa. sollevata da telefonate e inviti, ascoltata e rincuorata, presa sulle spalle per vedere un concerto sopra le teste degli altri, sostenuta a suon di gelati e birre e abbracci e chiacchiere e "ho capito che non vuoi mangiare, preparo per me (questo mezzo chilo di pasta) poi magari se ti va ne assaggi un poco", trascinata in cambi di programma e notti sotto le stelle che a star vicini ci si scalda, sballottata dalle onde e dalle note, afferrata lanciata e ripresa al volo.. e così mi sento proprio di dover dire grazie a tutte le persone che mi hanno tirata su, a chi è passato per caso e a chi c'è sempre stato, e a me che un pochino ho imparato a fidarmi e un pochino a volare da sola.

mercoledì 10 agosto 2011

on the road

tutta protesa a sfidare i miei limiti, ad essere un'altra: positiva aperta saggia indipendente bella, sorpresa dalla facilità con cui i pensieri si allontanano nel vento e mi lasciano libera e rilassata.
e poi una conversazione mi riporta indietro di dieci anni, diciamo dieci che il ciclo decennale va forte per adesso, e non è un bel riportare. non volendo dare un'immagine di me per come sono adesso, o meglio non potendo visto che mi pare di non essere, finisco per ricadere in una me stessa che non pensavo di incontrare più, muta e ostile sotto pressante interrogatorio. m'affascina il dolore degli altri ma non riesco a rendere affascinante il mio, che poi non è neanche detto che uno debba incontrarsi per forza sul dolore giusto?
elaboro con palese ritardo queste riflessioni e non posso neanche star qui a seguirle o a riferirle, c'è un curriculum da riscrivere e mandare in fretta e uno zaino da vacanza ggiovane ancora da riempire.
è un'estate adolescente questa mia, o forse quest'estate è la mia adolescenza. ci voleva, onestamente, ma è un po' spiazzante, e ancor di più lo è il pensiero ancora così incerto dell'autunno che seguirà.
ok, una cosa per volta.. deve ancora finire questo agosto bello strano e necessario, e nel fare i bagagli cercherò di scordarmi a casa la testa.

martedì 19 luglio 2011

finalmente la luce riesce a entrare

quando vuoi due cose opposte e inconciliabili con la stessa intensità, o quando non vuoi nessuna delle due ma è tra quelle due che devi scegliere, o quando una stessa cosa la vuoi e non la vuoi con la stessa intensità. o, come in questo caso, tutto un po' insieme mischiato.
sto allenando la mia tolleranza al conflitto.
e questo mi fa sentire molto fica (ed è solo uno dei tanti motivi).
poi, purtroppo o per fortuna, decisioni da prendere non ne ho, mi godo i sentimenti in tutta la loro complessità, immensa e dolorosa, senza subire la responsabilità della scelta.
in fondo è un privilegio. qualcuno ha scelto per me e non mi resta da fare altro se non quello che preferisco al mondo: cercare di capire.
ma temo che ne avrò ancora per un po'.

odio le canzoni.

mercoledì 22 giugno 2011

se non avessi così sonno mi dilungherei

mi sorprendo a star bene, ma certo non posso dirlo qui come sto. non sto in nessun modo molto a lungo, per ora, la variabilità di umori e sensazioni è il dato più rilevante rilevabile. il secondo dato sono io, e quello che faticosamente in tanti anni mi sono concessa di essere. sono un regalo per chi mi incontra. capita ancora, per pigrizia o pudore, che mi tenga incartata, però so chi sono, so dove sono. cioè a casa mia, e sotto le finestre estivamente aperte strillano e imprecano, alla fine di una giornata lunghissima e gratuita, con i postumi di una sbornia triste che con un colpo di coda virano in manie di grandezza. è così che si vive, voltando le spalle alla morte. e di vivere ormai ne ho molta voglia, non posso farci niente.

mercoledì 27 aprile 2011

chiodi

se il vuoto sia spazio o naufragio, mancanza o possibilità.
forse più semplicemente non è, non ha parole.
mentre mi interrogo con interrogatori serrati su voglie e volontà e sulla più banale realtà delle cose, presenti e da venire, le pareti continuano ad essere come sono, deturpate dagli anni e dalla mania espositiva degli antenati.
è che un po', onestamente, mi piacciono. vecchie, segnate, svuotate, cariche di storie e di niente, spogliate e aperte a nuove possibilità.
e mi sono ritrovata, spiazzata dal mio star bene, con un desiderio indecente di normalità di cui non so proprio che fare.
quindi nell'attesa lo appenderò a uno dei tanti chiodi rimasti là, a prender polvere, e mi farò riprendere dall'angoscia mattutina, dai dubbi, dagli scambi di persona. dai vuoti senza spazio. che è meglio.

venerdì 7 gennaio 2011

La pigrizia del creativo

XX: Tu non scriverai un bel niente.

AA: E perché?

XX: Passi troppo tempo sul divano.

AA: Sto raccogliendo le idee, studio l'argomento...

XX: Sì, sì...

AA: Adesso mi ci metto. Domani, guarda: domani!

XX: Né domani né dopodomani. Ti conosco bene.

AA: E va' bene, che me ne importa? Fra un anno. L'importante è che il libro maturi! E allora casca da solo.

XX: Campa cavallo!


Sławomir Mrożek, Emigranti.