martedì 18 dicembre 2007

lucieombre

prima di tutto il freddo, l'aria trasparente e profumata di una domenica che è quasi natale. trotterelli serena, perchè sai dove andare e non c'è nessuna fretta di andarci. il sole fa quasi male sulla pelle provata dal gelo, sembra troppo, sembra scioglierti. il sole fa bene ai palazzi, li taglia d'ombre nitide e ne fa colori da guardare.

e la notte, senza sonno. la paura secca dei bambini che presumono un mostro dietro ogni angolo scuro, ben nota ombra senza nome.
eppure sai già muoverti al buio in questa casa sconosciuta. lungo corridoio pieno di porte, tante finestre che proiettano un intreccio di rettangoli sul muro, un mondrian senza colori, in blu. divano, bicchiere, pochi minuti di silenzio totale per pensare e infreddolirsi. e concludere che stai bene dove stai.

e poi? dove sei stata? paesaggi che se anche ricordassi non sapresti descrivere. l'angoscia più pura, bidimensionale. (saprai tracciarne le ombre a matita? aggiungere realismo, profondità. ti farai concedere il tempo per farlo?).
e poi ti svegli urlando, ma continui a dormire. scuoti un altro corpo perchè ti spieghi che è solo un sogno, ma continua a dormire. poi ti svegli davvero, perchè davvero è solo un sogno, e non vale la pena di disturbare nessuno. ti abbracci le braccia, richiudi gli occhi.

stare al mondo è uno strano dolore,
solito e ignoto.
però non si separano le due facce di una medaglia.*
per fortuna.

* a meno che l'interno non sia di cioccolata

sabato 8 dicembre 2007

foto non scattate

pioggia in contro luce su cielo non ancora nero, riflesso giallo artificiale tra i rami dei platani quasi spogli. un attimo prima che sia inverno, un attimo prima che sia sera. un attimo che non mi fermo a sentire, un attimo che non posso fermare, gli passo accanto. perchè il tempo non si ferma, perchè è già tardi e devo scendere le scale della metro, coperte di fanghiglia e foglie secche, di corsa e senza scivolare. fila interminata di pali d'acciaio, appositi sostegni, tenersi e andare. file di occhi persi nel vuoto -neanche un pensiero, solo stanchezza- espressione ripetuta su volti diversi. gesti automatici che trascinano a casa mentre un altro giorno si accartoccia senza eventi. e tutto si consuma.
no, non voglio lottare per un posto a sedere su questo treno.

martedì 4 dicembre 2007

e vabbuò va, fatemi sti auguri

non userò subdoli giri di parole,
non farò la schiva, non mi farò prendere dal panico e resisterò alla malsana tentazione dei bilanci.
l'anzianità avanza, prendiamone almeno il lato positivo..
alla fine me lo merito no?
potete lasciare dolci pensieri nell'apposita finestra commenti. per recapitarmi i vostri voluminosi pacchi dono contattatemi in privato, grazie.
è inteso che offro da bere a tutti, grande party al sub.bar!


(è evidente che scrivo in preda al delirio, si stenta a riconoscermi.. mi riprenderò?)

mercoledì 28 novembre 2007

l'inaspettato

in ordine sparso

seguo passi tra le foglie bagnate, passano fari, sull'asfalto nuove buche. tutto è nuovo. camera chiara. ritratto tanto bello che non ti fidi, non puoi essere tu. mangiamo pane e castagne. i funghi di questa pizza ai funghi sono palesemente carciofi. soprassediamo. amo la polemica solo se è fine a se stessa. la maschera e la vertigine. spiazzata. galeotto fu il libro e chi lo scrisse. brufoli. e tu che fai nella vita? manco di disciplina. domande domande domande. sonno. vecchi difetti. sì, sono anche permalosa. una festa?! euforia e autopsia. chi l'avrebbe mai detto? sentire il mio nome tra le sue mani. entre por essa porta agora. e dopo? voler prevedere il futuro e ripulire il passato. poter dire anche senza raccontare. flusso. passaggi. non mi riconosco. e tu dove sei? ti prego, spiegami. perdere, trovare. cambiare. quando la sera me ne torno a casa, metto la quarta e canto, sola, serena. non credo di aver dato poco, onestamente. un'altra settimana. il tempo passa e si trasforma in carta, rileggo. voglia di riempire nuovi fogli, o farne barchette. non basto ai miei pensieri. e non voglio innestarmi su questo albero malato. ho paura dei giocattoli rotti. non scappo però, chi gioca con me?

martedì 27 novembre 2007

dice che ho il dono della sintesi

VAFFANCULO VA

che altrimenti sarebbe un discorso lungo
preferisco dormire, si sa

venerdì 23 novembre 2007

sulla porta con un gomitolo in mano

(questo post manca del testo)

sabato 17 novembre 2007

perchè io ci tengo alla mia salute

dice che sarebbe pure ora d'aggiornà sto blog.
vero
ma non ho avuto voglia, ho avuto da fare, sono stata in vacanza, sono stata male.
e non sono scuse tirate a caso, tutto vero.
ci sarebbero dunque narrazioni arretrate: aneddoti esilaranti, svolte esistenziali, sbilenche riflessioni, mirabolanti avventure (sono cose di cui non parlerò quindi posso esagerare..).
ma il passato è passato, ormai non è stato scritto. veniamo all'attualità.
oggi
ciondolo malaticcia per casa, terzo giorno di mal di stomaco, quand'ecco noto un grazioso opuscoletto rosa sul mio tavolo: "la farmacia in tasca". lo ha lasciato per me il mio angelo custode, è evidente, dunque lo sfoglio con la massima attenzione. scopro che non è una rivista delle farmacie ma di una precisa farmacia, con tanto di offerte promozionali e sito internet (ne fate di soldi eh?), e scopro tanti articoli interessanti soprattutto.. "le proprietà benefiche del carciofo", "mio figlio piccolo soffre di stitichezza, come posso intervenire?", "dimagrire in modo divertente", "olio bollente sulle ferite".
e poi l'articolo che fa per me.
"la dieta dell'inverno"
consigli alimentari per rafforzare il sistema immunitario in vista dei mesi freddi (e direi che ne ho bisogno visto che a metà novembre mi son già presa di tutto). indispensabili alleati per fronteggiare questo periodo carico di insidie per la nostra salute sono: mandorle, banane, zucca, parmigiano, tonno, arance e kiwi, e..
tadà: birra e cioccolato!
me l'ha detto il farmacista, non si accettano contestazioni.

martedì 6 novembre 2007

un altro ammasso di pensieri attorcigliati messi al sole ad asciugare

sono sempre subdolamente alla ricerca di conferme. o meglio, a ben vedere ciò che cerco è una smentita. continuo ad aspettare che venga smentita quell'inappellabile sentenza di inettitudine pronunciata nella notte dei tempi da non so quale improbabile autorità. crudele e irragionevole questa legge suprema, eppure ad essa mi attengo scupolosamente da sempre, a quel "non vai bene, comunque". sì, comunque. non importa quante prove del contrario io possa mostrare al tribunale, non importa in quanti e con quante belle parole tentino l'arringa, niente sarà mai abbastanza. vana ricerca di approvazione dunque, e vana non per mancanza di approvazioni, ma per l'incapacità di nutrirsene. insomma l'ennesima contraddizione: cerchi gli applausi e poi non li vuoi, neanche li senti. reazioni scomposte ai complimenti. e non è perchè non credo che siano sinceri, però resto stupita quando ne ricevo. deve esserci stato un equivoco.. fraintendimento per cui mi compiaccio e mi sento in colpa. mento tanto bene da farmi apprezzare dunque? ringrazio e mi scuso, proprio non posso condividere la scelta, nonostante la pazienza con cui me la si spiega e rispiega. compagni che sbagliano quelli che mi scelgono, gente da compatire, accogliere, redimere. dei cui errori vivo.

il ragionamento è contorto ma logico. d'altra parte però partendo dal presupposto che io ho comunque torto, dovrei ammettere che ho torto anche nel darmi torto. la logica mi frega. sarà necessario eliminarla. e rilassarsi.

mercoledì 31 ottobre 2007

'round midnight

ho un paio di mezzi post nelle bozze, quattro o cinque appunti su carta, altrettante idee in testa. niente finisce qua sopra. sciopero delle parole si diceva.. boh. ma a qualcuno frega qualcosa di quello che scrivo? perchè a me, dovessi dire sinceramente, non molto. oggi torna a bussare la malinconia ben addomesticata nelle ultime notti, ora è stanca di stare in un angolo. oggi sonno isterico, ore sprecate a tradire progetti, a smontare idee, voglia di cioccolata. oggi serata "ci sentiamo domani", serata passata a cambiare cd, chè nessuna musica va bene, serata passata a riscrivere frasi che non funzionano senza riuscire a smettere di infierire sulla tastiera. per dire cosa poi? non ho nulla da dire. mi lagno anche quando sono contenta, questo è grave. vorrei saper dire battendo le dita su altri tasti, così, senza stancarsi a inseguire parole che non servono.

domenica 28 ottobre 2007

parlo troppo poco

perchè non rispondi?
non lo so, se potessi direi.
pensieri che sono nati senza parole, immersi in un latte, indistinguibili. sembra non vogliano uscire, invece semplicemente non ci sono, le parole. oggi me le rigiro sulla lingua, le lascerei rotolare per dormire ancora, ma pizzicano, tornano, litigano per essere scelte. nessuna è abbastanza vera. niente è mai abbastanza. allora silenzi, ancora, sempre.
le parole le trovo solo quando sono da sola.
perchè non parli?
non lo so, se potessi risponderei.
mille facce, tutte vere. sarebbe più facile dire mentendo, sarebbe più facile restare coerenti. invece è vero il blu ed è vero l'arancio, e il rosso. sono grigio, verde, giallo, viola. non è per cattiveria, sapessi scegliere lo direi qual è il mio colore preferito, spiegherei chi sono. ma sono mille bugie, tutte sincere. nessun colore e tutti i colori, sono bianca e sono nera.
sono destabilizzante.
non vi appoggiate, per carità.

e neanche questo è vero, le parole finiscono sempre per tradire la verità. le stelle danzano, non serve altro.
silenzio.














V. Van Gogh, La notte stellata

martedì 23 ottobre 2007

dei rumori molesti

sgraziato vociare di gioventù sotto le mie finestre.
"l'adolescenza è una malattia che il tempo può guarire" diceva il buon Winnicott. "che si curino in appositi ricoveri lontani dalla società!" aggiungerei io.

chiedo scusa, ma talvolta la tolleranza è impresa faticosa.
volevo scrivere il miglior pezzo della mia carriera bloggheristica, ma non riesco a concentrarmi con questa caciara.
più probabilmente non scrivo il miglior pezzo della mia carriera bloggheristica per incapacità, ma perchè ammetterlo se si trova qualcuno da incolpare?
medito sull'utilità dei capri espiatori, sui tempi che non è giusto forzare, sugli incastri che a volte funzionano, pian piano, all'improvviso, dandosi il tempo di guarire.
medito e non scrivo.
intanto inizia un avvincente due-contro-due con un pallone in miniatura e qualcuno sostiene che una tizia, il cui nome rigorosamente bisillabico non riesco a distinguere, abbia le corna.
si aggiungono clacson, un'ambulanza in lontananza.
io vado a fare due passi.
tanto alla fin fine un post l'ho messo in piedi anche stavolta..

martedì 16 ottobre 2007

chiamatemi ingenua, ma io credo ancora nelle mezze stagioni

adoro ottobre, la luce di ottobre. e novembre, l'autunno.. gli alberi che si fanno gialli, una sciarpa che torna ad abbracciare il collo, le castagne che si lasciano arrostire per strada (che non mi sono mai piaciute ma hanno un odore assolutamente meraviglioso).
e allora tento di godermi la stagione preferita, lunghe passeggiate mi portano (quasi) ovunque io debba andare. me ne vado in giro spensierata, ma immancabilmente vestita sbagliata. un inutile maglione mi appesantisce la borsa mentre trotterelo per le vie del centro, una misera felpetta si rivela altrettanto inutile quando il sole mi lascia sola col vento in un borgo di montagna.
così oggi mi sveglio con il mal di gola (ma ben decisa ad ignorarlo) e le ossa dolenti. mi sveglio sudata sotto una coperta che puzza di naftalina, la scosto e mi rigiro nel letto, mi schiaffeggio cercando di uccidere una zanzara che mi mordicchia le mani e mi sussurra tenere frasi all'orecchio. sì, ancora campa una zanzara in camera mia, ultimo rigurgito d'estate.
convivono e si mischiano il prima e il dopo, non è più estate e non è ancora inverno, tutto incerto e perfetto.
ora, dice il luogo comune che non ci sono più le mezze stagioni. e io ho grande rispetto per i luoghi comuni, davvero, credo siano, in senso letterale, dei punti d'incontro, territori condivisi e pacifici in cui non è troppo difficile dire la propria, punti di partenza per più ardite conversazioni, per quelle vere. non bisogna crederci troppo però. tendono a fregarti i luoghi comuni, poi ti ritrovi con la febbre e neanche capisci perchè.

non ho più argomenti, è evidente.
per evitare che il blog faccia la muffa parlo del tempo, praticamente come le vecchie quando si incontrano in ascensore:
"ha rinfrescato eh?"
"non me lo dica, son tutta un dolore!"
"eh quella è l'umidità, anche mia cognata sta con la schiena bloccata"
"mio marito invece ha un raffreddore tremendo"
"è che un giorno fa caldo e un giorno fa freddo, non si sa come vestirsi"
"ah io mi vesto a strati, è la cosa migliore"
e taglio qui chè temo le signore vadano all'ultimo piano..

lunedì 8 ottobre 2007

tempo

piedi nudi infreddoliti, intorcino le gambe e mi arrotolo addosso un maglione troppo grande, un raggio di sole nei capelli ancora umidi.
vorrei solo una vita normale.

domenica 7 ottobre 2007

detto con le parole che non ho

arriva la pioggia preannunciata da fitte alla mano.
rumore su rumore, voci che vorrei picchiare, non riesco a concentrarmi. vorrei pensarle e dirle chiaramente queste sensazioni, ma la scrittura non si scioglie. allora meglio non filtrare, tanto non si può dire senza mentire.
perdo i denti in sogno, vengo accusata, aspetto il verde di un semaforo che non esiste. in sogno.
poi mi sveglio? zaffate di lucidità, solo momenti per fortuna, coltelli. sono molto coerente nella mia incostanza, puntualissima nel rimandare. trascino me stessa senza pietà, frantumi di cose inutili.
no, non l'ho ancora deciso che cosa voglio.
dimmi come mi vuoi e cambierò per piacerti, tanto a me non piacerò comunque.
sottofondo che prende il sopravvento a sprazzi, spranga le porte.
quindi ogni tanto stai peggio?
no, ogni tanto sto meglio
ah
si ride con estrema serietà. rido per non piangere, dormo per non pensare, cerco una buona scusa. pare che nessuno abbia visto in faccia l'assassino, io dov'ero? mi serve un'alibi? posso direttamente confessare. c'era un patrimonio da sprecare e non ho fallito, sì ma ora dove siamo?
una certa rabbia che si chiama invidia, una certa stanchezza che si chiama paura e un dimenarsi che non trova nome.
la pelle trasuda cemento, sostanza melmosa che si condensa, m'imprigiona. immutabile.
e non mi sembra giusto, ma un po' anche sì.

venerdì 5 ottobre 2007

lascia il tuo segno nella storia

Post-puttanata a sorpresa!
[Perché gli altri sono di gran spessore, vi ricordo.](cit.)

premessa

ieri emme (io) si reca nell'oscura bottega dell'inutile nonno carica di entusiasmo (in verità vi arrivo con una discreta depressione e una notevole nausea, ma poi mi accomodo alla cassa e la vita torna a sorridere). prendo parte al misero rinfresco, distribuisco scontrini a orrendi adolescenti, saluto sorridente i vari ospiti cui il nonno grida "ma lo sai che lei è subdola?" (e qui apro parentesi per dire "certo bel nick che mi sono scelta, la prossima volta direttamente LaStronza e passa la paura..").
questo per dire dei blogger che si incontrano..
per dire che io, per esempio, quando ho aperto questo stupido blog (che quanto prima chiuderò perchè ormai mi pare in decadenza) non ci pensavo minimamente che mi avrebbe portato a conoscere delle persone, nè avrei voluto. ma poi entri in questo mondo surreale e man mano ti viene voglia di dare un volto agli "amici virtuali", poi finisce che la cosa che davvero ti resta di questa bizzarra esperienza sono i legami che si creano, i nomi che dalla lista dei contatti si travasano nella rubrica del telefono (e qui la chiudo sennò sembro la persona aperta e socievole che non sono).
questa semplice riflessione è alla base della mia adesione al BloggerTour (vedi bannerino nella colonna di destra), adesione per ora formale, che si concretizzarà nella presunta tappa romana del tour e forse ma forse addirittura in miei spostamenti verso esotici lidi.
ma (altra ragione che spiega la gioiosa subdola partecipazione)
il BloggerTour è essenzialmente iniziativa goliardica, del ben noto goliarda TheLegs, e ad essa si può e si deve partecipare anche virtualmente.. e veniamo così al

vero motivo del post

c'è una sfida in corso, amici miei, e non possiamo fallire.
(momento di suspence per drammatizzare a sproposito)
*200 commenti e TheLegs sarà glitter*
mi rivolgo a voi uomini e donne di buona volontà, non è mio costume lanciare appelli ma questa volta si tratta di una giusta causa e l'impegno che vi chiedo è minimo, un piccolo passo per voi un grande passo per l'umanità.. basta lasciare un commento a questo post e potrete dire "anch'io ho contribuito all'umiliazione di TheLegs"! che comunque son soddisfazioni no? il contenuto del commento non è importante, naturalmente potrete intervenire nel merito del BloggerTour o recensire l'ultimo libro di moccia, disquisire sull'etica kantiana, abbandonarvi al turpiloquio. scrivete anche solo una parola, una lettera, un segno di punteggiatura.. un header oscenamente luccicante ripagherà i nostri sforzi: insieme possiamo farcela!

postilla

in tema di blogger, approfitto di questo spazio.. da tempo volevo pubblicamente pubblicizzare la fatica letteraria di lb alias rosibindi, libro che ho letto e apprezzato: accattatevillo!



p.s: in questi giorni, anzi ieri per essere precisi, molti blog hanno invece aderito a una campagna seria free burma, io al solito arrivo tardi e sono anche convinta che serva a poco, ma almeno la segnalo.

martedì 2 ottobre 2007

stasi

mi sento così immobile che non riesco a stare ferma
un'azione si misura nei risultati che produce?
rivoluzioni lente,
a un certo punto la speranza comincia a puzzare di illusione,
nostalgia di cose mai avute.
frenesia, non mi rassegno alla mia non-onnipotenza.
eppur si muove, no?















vignetta di Massimo Bucchi

mercoledì 26 settembre 2007

sono autosufficiente

voti bassi
l'autopercezione.
beh sì dài, oggettivamente.. no?
"lo vedi che sei tu che ti tiri sempre le mazzate sulle gambe da sola?"
in effetti, riflettendoci..
quindi basta
1, 2, 3: SONO FICHISSIMA!
l'autoconvincimento.
perchè dice che basta crederci, dice che tutto è soggettivo, dice che è tutta una questione di atteggiamento, dice.
dice l'autostima, l'automotivazione, l'autochiarificazione, l'automobile probabilmente.. sì, anche l'automobile aiuta.
l'autonomia?
sono stata chiara?
oh, emme, dico a te: ci siamo capite?
...
mh,
e gli altri? qualcuno mi ha capita?
se qualcuno per caso mi ha capita, gentilmente, mi spiega pure a me?
no però dài, in fondo mi voglio bene.

giovedì 20 settembre 2007

martedì 18 settembre 2007

parliamo del tempo

temporale.
ad ogni vetrina un uomo con le mani in tasca, attendono la fine dell'imprevisto.
tuoni e scrosci. solo voglia di rincantucciarsi e sentire le contrazioni, riscoprire il calore del coprirsi. ogni cambio di stagione è un ritorno, coccola e fa male, sentenzia. sensazioni chiarissime e indefinibili filtrano dalle persiane chiuse insieme all'odore di terra bagnata.
e io non so che farci.
poi la pioggia si placa e mi preparo ad uscire, anche se ormai è tardi.
(ci sono pensieri che negherò sempre di aver pensato, e negherò che mi abbiano stretto la gola, negherò)

venerdì 14 settembre 2007

emme come mano

ho iniziato un post che mi pareva interessante, ma è passato un giorno e non mi suona più. resta così. d'altra parte l'incompiutezza ha sempre contraddistinto ogni mia attività. beh sì, a ben vedere cosa ho mai portato fino in fondo?
ma questo discorso ora non mi interessa, la maggior parte dei discorsi in questo momento non mi interessano, cerco nel concreto, non sempre il senso è teoria, anzi, magari si trovano più risposte nella sensorialità. stessa parola poi, senso, essenziale in ogni suo senso.
mh,
mi sto perdendo in ghirigori di dubbio gusto però, volevo evitare i discorsi inutili invece, non perdermi a seguire la solita comitiva di pensieri che poi, a conti fatti, non arriva mai in nessun posto (un giorno si accorgeranno, i miei pensieri, che li sto facendo girare in tondo, e prenderanno a lamentarsi del cibo scadente e dei sedili scomodi, della scarsità di riposo che gli concedo, delle dozzinali scenografie che mal simulano panorami mozzafiato. e allora saranno cazzi, come si suol dire).
ma non voglio disprezzare troppo l'effimero girovagare dei miei pensieri, per carità. è produttivo a suo modo. al mio passare germogliano dal nulla idee a forma di domanda, vedo fiorire a ogni angolo nuove questioni, inerti ovvietà che pulsano di nuova inutile vita. un dono, non c'è che dire. rilassarsi no eh?
qualcuno mi ha detto "certo, tu dici: perchè devo problematizzare pure il beige? ma perchè rinunciare a questo se fa parte di te?" beh, per stanchezza, casomai. ma non rinuncio, non rinuncio a niente, non mi convinco del tutto che sia una risorsa, ma visto che questo passa in convento..
sì, non solo questo però. oltre la testa le mani.
prima ci si chiedeva quanto vale la vita, ci si chiedeva quanto vale un bicchiere. io francamente ho una vita che vale parecchio, almeno per me. e ho anche un bicchiere che vale parecchio, fatto a mano dalle mie mani, soffiato a bocca dalla mia bocca. e nella sua concretezza cerco quel senso di cui parlavo, nel piacere del fare. la mano si muove e ne esce qualcosa, la materia si trasforma, l'emozione del creare. e non importa cosa, è bello produrre qualcosa con le proprie mani, qualunque cosa.. un bicchiere, un palazzo, la più strabiliante opera d'arte o anche semplicemente la nuova subdola salsetta a base di pistacchi (che vado a servire..).

lunedì 10 settembre 2007

la vita non vale un bicchiere

ovvero
sul degrado della lingua italiana
o anche
sul degrado in generale, a partire dal degrado del mio cervello

rilassata e abbronzata rientro nel tempo che scorre, ed è una strana sensazione. energia e spaesamento, voglie, vuoti, vanità. desiderio di andare, tirando a sorte la destinazione chè sceglierla è troppo complicato.
sì sì sono tornata sana e salva. sopravvissuta alla vacanza, ai panorami che svegliano ricordi senza nome, ai vari toni del blu, all'eruzione dell'etna, che al di là di là quanto abbiano sostenuto le solite malelingue non è affatto dipesa dal mio arrivo, ai due giorni travestiti da eternità trascorsi a casa della dolce nonnina, agli attempati molestatori (chè so una donna emancipata io, vado in spiaggia da sola dopo il tramonto che problema c'è?), alla salerno-reggio calabria perfino.. ecco su questa pseudo autostrada potrei soffermarmi a lungo, aprire polemiche, ma soprassiedo causa pigrizia. solo una cosa mi tormenta e ne devo parlare, chiedo il parere di voi raffinati linguisti perchè magari sono io che male interpreto questo luminoso messaggio che di tanto in tanto si affacciava sulla strada.. LA VITA... NON VALE UN BICCHIERE! "cioè vale meno?" chiede d'istinto la subdola, poi riflette, dibatte e conclude che in italiano non vuol dire altro che questo. le autorità ci invitano a disprezzare la vita dunque? ora io che sono stata talvolta additata -da sopravvalutanti dita per la verità- come nichilista nonchè bevitrice senza fondo, potrei persino condividere il motto, ma dubito volesse essere questo il messaggio agli automobilisti (anche se non lo escludo). no perchè, sinceramente, già è piuttosto fastidioso ricevere lezioni di sicurezza stradale mentre si percorre un' autostrada in cui i tratti con la corsia di emergenza sono meno di quelli a corsia unica, anzi di quelli a doppio senso, se poi i nostri maestri non sono neanche in grado di esprime un semplice concetto nella propria lingua madre la faccenda diventa grottesca.
ma, nel merito: quanto vale la vita? e cosa c'è in questo bicchiere? mi pare un dettaglio essenziale per valutare la convenienza dello scambio.. ed è mezzo vuoto o mezzo pieno? ma è poi giusto intenderlo pieno di qualcosa? o dobbiamo spostarci a considerare l'oggetto in sè? si tratta di un flute in cristallo di boemia o di un bicchiere da vino di ikea euro 1,99/6 pezzi?
ok ok la smetto prima del lancio di ortaggi..

mercoledì 29 agosto 2007

l'estate sta finendo, fa caldo, saluti, baci e banalità varie

rientro in città, la città rientra in città.
l'estate finalmente declina e si apre un nuovo anno, il più incerto tra quelli vissuti o non vissuti finora. staremo a vedere.
la subdola mossa a questo punto è una intelligentissima partenza, in ritardo e in controtendenza come nelle nostre migliori tradizioni. sgraffigno giusto qualche giorno all'incombente settembre e vado a risciacquare i panni nello ionio, e ad asciugarli al sole, chè non può finire l'estate senza che io abbia avuto la mia dose di aria di casa. vedrò di rinfrancarmi, probabilmente invece tornerò più stressata e depressa di adesso.. staremo a vedere.
comunque mi porto anche da studiare (notiziona!) oltre che da cazzeggiare in vario modo, e mi porto da leggere. per esempio mi porto da leggere l'opera prima di un'apprezzata (da me) bloggatrice. procurarmela non è stato facile, tutt'altro, ma almeno l'impresa è valsa a far salire agli onori della cronaca la mia "graziosa (?) manina" e ad aggiungere un nome al mio personalissimo elenco "gente che ho conosciuto tramite internet ma che non ha -ancora- tentato di uccidermi (che si sentono tante storiacce in giro, signora mia..)".
son soddisfazioni.

martedì 28 agosto 2007

più della meta conta l'andare

pazienta, è il transito ostile di marte, passa presto.
ah ecco, si spiega tutto.
si sta meglio quando intorno scorre il paesaggio.
tutti mi dicon maremma maremma
ma a me mi pare na maremma amara
dolce soggiorno in maremma invece, dolce la festa, gli incontri.
lo sposo che scorda le fedi in albergo, lo zio che scorda i nomi dei suoi figli.
talvolta penso ai miei geni e mi vengono i brividi.
"ma dieci ci siamo? ho prenotato il campo per le otto.." cioè tu vuoi giocare a calcetto il giorno del tuo matrimonio? non trattengo un incredulo e scandalizzato MA SEI SCEMO? (ma sono ammirata, ora lo confesso) "sì ma parla piano, Giulia ancora non lo sa"

perchè quello di tua sorella è ancora il primo bicchiere?! e io quanti ne ho bevuti? "ho perso il conto" mi risponde il fedele mescitore. e poi eccomi affrontare il brecciolino in scioltezza, tacco sette, bambina in braccio, francamente brilla, ma cammino dritta (o almeno mi pare) ostento sicurezza e mi compiaccio del mio equilibrio. i complimenti ai suonatori. un giro in altalena, chi mi spinge? "allora ci vieni a trovare?"
un coro di ti trovo bene, dopo i primi smetto di negare, direi quasi che mi lascio convincere. ma non è solo la mia capacità di trarre in inganno, subdolo scherzare che simula la gioia di vivere che non ho. no, forse non è solo questo. mi viene il dubbio ed è un piacere.
chi ha trascorso del tempo con te tempo fa non ti ha scordata e ti ritrova con piacere, perchè te ne sorprendi? chi ti ha vista sull'orlo di un burrone è felice di vederti viva. vuoi essere l'unica a non ricordare? sicura che ti convenga? va bene, sentilo e dillo tutto quello che non va, non dico di sederti e ascoltare beata il tuo cuore che batte come se non servisse altro, disperati e lotta per quello che manca, è un tuo diritto, e dovere. ma guarda anche quello che c'è. guardala ogni tanto la strada che hai fatto, l'hai fatta tu. e non era una comoda autostrada, non mentire. guardala bene, sconnessa e inutilmente tortuosa, e non te ne vergognare più, abbandona la tua evasiva autoironia e raccontala con orgoglio. lo vedi dove sei arrivata? sei così sicura di non valere nulla? i conti non tornano..
annuisco, ma le viscere restano annodate.
pazienta. pazienza e speranza.
mi do anche ragione, almeno un po', ma non dico nulla per non darmi soddisfazione, resto una grandissima stronza non c'è niente da fare.

domenica 19 agosto 2007

pesantezza

il terreno frana anche da questa parte allora? rimetto rapidamente tutto a posto, un attimo di pazienza e sarò come nuova.
provare a divertirsi e trovare stupido ogni gesto, trascinarsi un'inestirpabile tristezza e rovinare la serata alla gentile compagnia. inutile ricerca di un luogo in cui non sentirsi fuori luogo, inutile fuga dalla solitudine, un elastico ti riporta indietro, più indietro. nessun abbraccio in cui tornare. niente a cui tornare. lasciami qui lasciami stare lasciami così.
soffio del fumo e mi ci metto a parlare, ma non è nella natura del fumo fermarsi a chiacchierare, si può restarne delusi? solo la follia può giustificare questa lacrima, ma non è certo la follia che manca da queste parti, ha senso sorprendersi?
sei fondamentalmente una disadattata,
cara subdola fanciulla, è tanto difficile da ammettere? e ammetti per una volta che le cose non cambieranno. non c'è una strada da ritrovare. in questo è più semplice la realtà, dove anche in un paese sperduto e deserto trovi alla fine un cimitero e una fioraia pronta ad elencare tutte le uscite della superstrada e riportarti sulla retta via. nelle cose pratiche non ci si perde mai del tutto. è in me che mi perdo. sarà vero? forse invece è tutto fin troppo chiaro. semplicissimo. è ora di rinunciare. continua a fingere e non chiedere altro. balla anche se non distingui le note, fingi che il vino basti, fingi di saperla lunga. lo so che sai fingere, non sai far altro probabilmente. e non offenderti, non sto parlando di falsità, è concesso alla donna di mettere un po' di trucco. al di là del velo il nulla, ma poco importa. non importa, basta che nessuno lo sappia. non devi disprezzarti -ok- devi avere fiducia -ok- devi vincere le tue paure -ok- devi pensare meno -ok- la vita è bella -ok-
certo certo certo. questa cosa che manca l'aria dev'essere solo una mia impressione, pensa ad altro e vedrai che non vomiti, concentrati sul respiro -ma non respiro-
e cullo il mio suicidio come un bimbo che aspetta il giorno che verrà natale. tira come una vertigine, non soffro di vertigini, ma ho paura di cadere, sogno ricorrente, voglio un appoggio stabile. dove si compra? mi muovo circospetta -SBAGLI! (sbaglio sempre a quanto pare) eppure ci sono arrivata sulla torre più alta del castello, e non fa nessuna differenza. sento irriducibile una differenza, corpo estraneo inglobato, bene che vada. candida e distante. marginale. ma sapessi come si vede bene da qui.. vale la pena restare per raccontarlo. missione. a ognuno il suo.
perchè la vita è tenerezza
perchè si muore di tristezza
perchè la vita è tenerezza
le mogli degli altri non amano me
un'inezia basta a farmi star bene, godo nei dettagli -rifugio?- accostamenti di colori, minime cortesie, assenza di sangue - è da non credere che invece stia male. aiuto non esigibile, non richiesto ma non per questo non necessario. c'è chi mi stima tanto da non riuscire a preoccuparsi per me. vai bene così. tu no. silenzi, eventi che non avvengono. io non esisto. io non sono mai esistita.

venerdì 17 agosto 2007

(non ho mai scritto per essere capita)

questo non devi farlo.
lo so.
un altro giro di corda, invece, ancora un po' più stretto. sapendo che fa male, sentendo che fa male.
basta davvero poco. una screziatura in un piano omogeneo, subito si fa crepa, fessura da cui guardare e inorridire, falla che imbarca acqua, e poi buco in cui cadere.
e sprofondando vi guardo trasformarvi dalla mediocrità alla perfezione, corpi mollicci che si fanno statue, forti, sensuali. occupazioni inutili e pensieri banali acquistano la dignità che manca a me, diventano essenziali, funzionano. il vuoto riempe tutto, non serve altro, così fan tutti, tout se tiene, rien ne va plus, c'est la vie.
un altro giro di giostra!
il fango mi risucchia e non protesto, voglio smettere di occupare uno spazio. voglio smettere di condividere lo spazio, voglio un trono, devozione. voglio che al mondo non restino altri se non io e chi venga ad adorarmi. voglio la realtà piegata al mio volere. e il mio volere piegato al mio volere. non voglio volere. voglio un posto a metà strada tra il peggio e il meglio. mio.
dimmi perchè no.. perchè non posso vincere neanche una volta?

venerdì 3 agosto 2007

la bella stagione

come per magia è il tre di agosto. le vacanze a questo punto sembrano un dovere, e il tempo dei doveri non più così lontano, non ci sarà modo di accorgersene che già sarà settembre. e sui punti ci saranno ancora interroganti segni grafici, ancora domande. e nel frattempo? appunto. sole, gioia, bellezza. sì, come no. ci godiamo la vita giusto? io non so da che parte si cominci. so solo che sono stanca da piangere, e neanche un trofeo in bacheca da rimirare per prendere sonno. partire si può, ma dovrei lasciare a casa marianna per andare in vacanza davvero. toh, è scappato il mio nome, per chi ancora non lo conosceva, il sacro anonimato del blogger.. stronzate, come tutto il resto. è tutto finto, la finzione non più della realtà. devo smetterla di credere nella vita, di crederci tanto da volerne fuggire, lo so che non sarò mai felice, non in questa vita, e un'altra dubito ci sia. mi è molto chiaro, non sono capace di essere felice, non so guardarmi con amore, incontentabile. una fame che è una condanna.

voglia d'altro

voglia di cose stupide principalmente. così ha preso vita un'altra subdola emme, io ovviamente me ne dissocio, ma non posso continuare a nascondere al mondo l'esistenza di questo mio alter ego glitter, confesso, che ci si può fare? lo scamarcio contest mi ha segnata dentro.. non resta che accettare la realtà.

lunedì 30 luglio 2007

solo per liberare i colori

più che dire/scrivere mi viene da sbuffare.
si può?
uno sbuffo a forma di post.
si può?
"sennò anche taci, emme, non ti pare?"
eh no, ci ho il blog, qualcosa dovrò farci..
l'aria deve uscire dai polmoni
e se non prende forma di parole ben formate
che almeno si sformi in un sospiro
o in grido persino.
si può fare così tanto per fare, nulla di male.
dipingere
solo per liberare i colori dai tubetti
nobile scopo in fondo.
perchè disprezzare l'inutilità delle parole?
lo faccio da sempre,
silenziosa e sommersa da chiacchiere vuote.
ma si vive di quello, porca puttana, ci vuole tanto a capirlo?
serve ad esistere.
ah ecco, sarà che non voglio esistere..
o esistere il minimo indispensabile
esistere senza impegno,
così, tanto per.
a forma di sbuffo
annoiato sbaffo di colore.


(ho mandato a capo a cazzo ma ci tengo a precisare che QUESTA NON E' UNA POESIA, non scherziamo su queste cose per cortesia. [e qui ho pure fatto la rima.. non volevo giuro! e comunque neanche questa è una poesia eh] uffffffffffffffff.. odio l'estate.)

venerdì 27 luglio 2007

non si preoccupi

le braccia intorno alle ginocchia, e sopra il mento. lo sguardo che non guarda il non molto che c'è da vedere. "giovanotto!" una voce sorprende Guido alle spalle, sobbalza e si volta in un unico gesto, è tentato di alzarsi. "che fa qui?" continua l'uomo, come un tono di rimprovero nella sua domanda, o almeno così lo avverte Guido che non sa cosa inventarsi per giustificare la sua posizione. "avrà freddo.. è qui da solo? come è arrivato?" scuote la testa perplessa e non trova come rispondere, si guarda intorno per cercare la strada da cui è venuto, ma non la riconosce, non vede nessuna strada in realtà. ormai è sera, si vede poco, forse è stato il buio a inghiottire la strada, pensa Guido, non vede il terreno neanche sotto di lui. "ha bisogno di una mano? sa come tornare?" e da dove sono venuto? pensa Guido. poi trova una risposta "non si preoccupi, è tutto a posto". ma lo sconosciuto lo guarda poco convinto. " beh, se ha bisogno mi trova laggiù, vede quella casa in fondo? prima della curva.. quella grande con le luci accese, quella con la porta verde, non può sbagliare, la vede no?" Guido annuisce, "grazie", sforza gli occhi ma non trova porte, nè curve o finestre illuminate. intravede una montagna in lontananza ora, e sagome di alberi più vicine, una panchina di pietra che pare sospesa nel vuoto. strano posto per vivere, pensa Guido, e intanto risponde al saluto dell'uomo che infila il cappello e si avvia verso casa. quella con le luci accese.

giovedì 26 luglio 2007

resto qua

a volte si vorrebbe un nome nuovo. ripartire. scegliere una città a caso e andarci a vivere. conoscere sconosciuti e farne amici, trovare un lavoro qualsiasi ed imparare a farlo bene, chiamare casa il primo riparo che capita. ricominciare da zero, o da tre magari. complicarsi la vita per rendere tutto più facile. sono tutti più comprensivi se sei nuovo del posto, un bonus di pazienza, la giustificazione scritta per la faccia spaesata. invece non si può sentirsi estranei al proprio posto.
ma qui nulla è mio.
e allora mi viene voglia di andar via, ma onestamente non si potrebbe che chiamarla fuga.. e io non sono una che fugge, sembra, perchè sfuggo, ma invece continuo a sbattere sullo stesso punto, ostinata, fino a distruggermi.
e allora non fuggo, resto a guardare dal bordo il mondo a cui non appartengo. e sempre meno mi si chiede come sto.
non è il nome e non è il luogo, è di me che voglio liberarmi, smettere di essere me per diventare quello che sono davvero. o che potrei essere. o vorrei.
no.
non è vero. non è giusto, questo sono. fatevi bastare quello che c'è. non smettete di chiedere, se vi interessa, non avrete un lungo racconto di disgrazie, ma ve lo dico come sto. se avete un po' di pazienza. tanto io, per ora, resto qua.

lunedì 23 luglio 2007

dettagli

no, non dormo. non escludo di fare l'alba, ma questo è un dettaglio. sono nervosa, e giù di morale. "so gli ormoni" direbbe in coro il coro se l'autore avesse previsto un coro, sarà anche vero, si può rassicurarsi sulla regolarità del mio ciclo seguendo l'andamento del blog. "estrogeni e osso" come chiave di ricerca, cos'è un piatto di questi vostri carnivori? sì sì d'accordo, ormoni, spazi intersinaptici, psicofarmaci, nulla da dire per carità, ma sono dettagli. parliamo di pensieri che ci sono, sono miei, e sono lì per far male. che esistono non possiamo negarlo, ma a volte si sentono a volte no, allora chi ha ragione? emme o emme? "emme o emme" è un palindromo, inutile dettaglio, chiedo scusa. dicevo dei litigi tra me e me, ma non ho voglia di dirne. mi ripeto, e non ho voglia di ascoltarmi. avevo scritto un post, uno e mezzo anzi, o due mezzi, boh. ma non mi piace questo mio tono malinconico.. no, "malinconico" non definisce bene, non so, non importa la definizione, è un dettaglio, è il tono mio, che sento dall'esterno, come fosse la mia voce registrata, e non mi riconosco. o forse è che mi riconosco troppo e non vorrei? inutile dettaglio. insomma non finisco di scrivere il pezzo che sarebbe stato qui a farsi leggere e commentare come se non trascinasse tra le lettere blu brandelli di me, e mi avrebbe fatto piacere, questo si sa. e avrebbe avuto il link a una canzone, che magari si sarebbe fatta gentilmente ascoltare, accompagnamento melenso, come se non ne sentissi risuonare ogni parola. tutto può sembrare stupido, dipende da dove lo guardi. mi sbrodolo. dio che parola buffa! chi si loda s'imbroda e pesta l'acqua nel mortaio, perchè raccontarsi? a chi interessa in fondo? perchè parliamo? bah, ma sono dettagli, così è. io la peroni la trovo un po' troppo amara, personalmente. e ora non pensiate subito che questo sia il delirio di un'ubriaca, non lo sono. ma questo è un dettaglio. certo, lo ammetto e senza difficoltà:
non ho parlato che di cose irrilevanti, piccolezze o questioni senza corpo, però non è che si può andare sempre all'osso ed eliminare i dettagli. i dettagli ci sono e vanno considerati, poi alla fine la differenza è tutta lì, nei dettagli.

giovedì 19 luglio 2007

tornando

noto il neo, sul lato destro dell'anulare sinistro, somiglia al mio, sul lato sinistro dell'anulare destro. uh che coincidenza! noto spesso queste cazzate. ho la decenza di non sottolineare l'affinità di nei, anche se mi sorride, due battute sull'ormai probabile ritardo del treno. poi noto l'anello, una conchiglia. e conchiglie e perline bianche scendono a collana tra i lunghi ricci neri. e due conchiglie pendono dalla borsa leopardata, in compagnia di due perle e uno spicchio di luna, una stella marina e un'altra più piccola, un pesciolino e un altro più grande. bracciale tintinnante di metallo e vetri azzurri. guardo meglio l'orologio rosa all'altro polso, in effetti mancava, ma eccolo sul quadrante il tenero gattino. ok, per le affinità ci fermiamo a un neo. ma ha la faccia simpatica, molto. non fosse per gli occhiali bicolore, brutti come pochi.. ah gli occhiali sì, basta, domani vado a cercarmi degli occhiali nuovi. eh beh. continuano a scorrere canzoni. sbircio il giornale di fronte, l'occhio azzurro che lo legge sbircia me. ma a me interessano molto di più le patatine che si infilano nella bocca della ragazza alla mia destra. quasi le sette, e ho saltato il pranzo, il gattino rosa conferma il ritardo.
così allontano il tuo pensiero, come posso. a intervalli regolari mi chiedo di rispondere, e taccio. non che non sappia la risposta. se toccasse a me decidere mi innamorerei di te. ma il cuore fa quel che vuole, al di là della testa, al di là della pelle. mi ripeto che non ho mentito, ma continuo a sentirmi una ladra. egoista, fragile.
corro sui binari, seduta sul lato sbagliato, vedo le cose allontanarsi senza averle viste arrivare. ora mi sembrano lucidi gli occhi della ragazza coi pendagli, telefonino in mano, un velo di tristezza. o forse è solo stanchezza. appoggio la testa, chiudo gli occhi.

lunedì 16 luglio 2007

la giusta prospettiva

scarse parole, scarne. più voglia di sentire che di parlare. ogni senso pronto a recepire, a lasciarsi colpire senza aggiungere altro, senza reazioni apparenti. mi guardo intorno, in silenzio, noto ogni dettaglio. evidente che il quadro è sbilenco, o no? evidente che basta inclinare la testa per vedere le cose per quello che sono, se sono. per ipotesi. basta girare la testa per vedere cose che non c'erano, e invece ci sono. a volte è meglio cambiare punto di osservazione, sbagliare inquadratura. a volte.

giovedì 12 luglio 2007

scegliere, pausa di riflessione

stato di assedio. è l'ora della battaglia, e io che non ho mai cercato armi ora non ne ho. ma qualcosa mi inventerò, la paura è tanta che quasi non la sento. non è più apnea. col respiro faccio il vuoto e mi ascolto, chi altro può dirmi cosa fare? chi altro può trovare le ragioni di una scelta?
arrocco.
non ho mai scelto, non ho mai avuto scelta, le mie scelte coraggiose erano impossibilità. i primi passi incerti, al buio, che non sono mai diventati sicuri, l'appoggio che non ho mai sentito certo sotto i piedi, il terrore di cadere. la ragione che era sempre altrove, di quello che sentivo io non c'era da fidarsi, i fatti lo dimostravano sbagliato, gli altri occhi vedevano e dovevo credergli, non ai miei. mai capito cosa dicesse il mio stomaco, o il cuore. cos'è la fame?
errori di traduzione.
non ho mai imparato a fidarmi di quello che sentivo, a riconoscerlo. nè a fidarmi degli altri, dicevano cose troppo diverse. non ho mai imparato a chiedere aiuto, io faccio da me. sì certo, poi non ci riesco, rifiuto l'ostacolo e sembra quasi un atto di coraggio, una libera scelta.ora sono stanca di rincorrere, mi siedo, mi curo le mani che ho ferito per costruire queste mura di sassi, e poi per scalarle.
silenzio.
mi curo. faccio il vuoto e mi ascolto, invento una nuova strada, imprevista, e poi la scelgo. perchè ognuno ha la sua storia, perchè ogni storia ha un senso, perchè non è iniziata adesso, perchè non è finita. raccolgo i pezzi. sorrido.

lunedì 9 luglio 2007

esse di sgagnare (sì ma durativo o sottrattivo?)

avrei anche scribacchiato, ma cose che non voglio pubblicare, non oggi almeno, nulla di serio per oggi. frutta fresca e relax.. e sì, lo so che non sarebbe il caso.. COSE DA FARE, sì, lo so. so anche quanto poco serva ricordarmelo con quell'aria di rimprovero che solo io so dedicarmi.

comunque
ancora resisto all'insano istinto di fare un post sulle chiavi di ricerca, stringo i denti, ce ne sarebbero.. anche se poi il discorso che vado a incominciare da questo in fondo parte. sì, perchè nei primi due giorni di luglio ben due volte qualcuno è finito qui cercando "sgagnare", notizia non da stracciarsi le vesti, lo riconosco, ma ora spiego. io il verbo sgagnare l'ho sentito, anzi letto, per la prima volta in questi mesi di vita da blogger (e ora, per poter dire dove esattamente ho appena perso mezz'ora a spulciarmi vecchi commenti, poi dice che ho l'ossessione dei commenti.. per forza. ma segnalo la fonte così per completezza non pretendo che andiate a leggervi tutto, per altro post commentatissimo, quasi a metà si parla di sgagnare e di targhe.. come per molte cazzate qui scritte, a iniziare era stato un pugile suonato, ormai in pensione (?), poi le cazzate passano e le parole restano, alcune. questa si è, per fortuite e sfortunate circostanze, installata qui nella colonna di destra, càpita..). e già posso dire che se una donna della mia cultura non ha mai sentito una parola che si pretenderebbe d'uso comune, vien da sè dedurre che trattasi di espressione tipica di altri popoli, nordiche etnie dalle dubbie qualità morali, popoli barbari avvezzi a sbollentare e poscia sgagnare financo innocenti bambini. nonchè a parcheggiare sui marciapiedi.
volgare dialetto insomma.
ora, nel corso della oltremodo molesta visita ricevuta nei giorni scorsi (cfr. ipsediggy, aroma, 8/7/07) un iggyota™, e non mi soffermo in ulteriori definizioni sapendolo già noto al grande pubblico, informato appunto delle mie prime chiavi di ricerca di luglio, ebbe l'ardire di sostenere, con quella sua vocetta lombarda "ma daai, è italiano sgagnare!". e mi sfidò a cercarlo. mi sfidò. e io l'ho cercato, che se mi si sfida..
e poi comincia a mettere le mani avanti: non lo cercare sul demauro però chè lì non c'è mai niente (e infatti non c'è), è meglio garzanti ma ti dovresti registrare.. (ecchepalle! ma mi registro addirittura, e non c'è) allora, con subdola accondiscendenza: guarda lo cerco proprio su un dizionario vero ok? sì, ma ce l'hai uno buono? non è che è vecchio?
oh senti, eh!
sull'intramontabile devoto-oli "sgagnare" non c'è, e io personalmente non ho più dubbi, anche perchè se al suo posto si trovano parole come queste..
sgagliardire v. tr. (sgagliardisco, sgagliardisci, ecc.), non com. privare del coraggio, della gagliardia. [da gagliardo, con s- sottrattivo]
sgallare v. tr., non com. produrre galle o vesciche, spec. mediante scottature. [da galla, con s- durativo]
sgallettare v. intr. (sgallétto, ecc; aus. avere), non com. manifestare un'irresistibile e talvolta comica inclinazione verso il genil sesso: non fa che s. con le compagne di scuola; estens., ostentare una eccessiva sicurezza di sé. [da galletto, con s- durativo]
sgambare ' v. tr., non com. asportare o rompere il gambo di un fiore. [da gambo, con s- sottrattivo]
p.s: ovviamente se qualcuno può dimostrare che ho torto si faccia avanti, accetterò di buon grado la sconfitta, mi scuserò, poi chiuderò il blog, poi lo andrò a cercare per ringraziarlo, con la mia fedele balestra.
(e poi lo sgambo, lo sgallo, lo sgagliardisco. se è il caso sgagno pure)
per amore della scienza, nulla di personale.

martedì 3 luglio 2007

bella la natura (ma dormire di più)

vorrei proporre un accordo alle zanzare. no, davvero, trattiamo.
sono in fin dei conti una persona generosa, davvero. non è un problema per me rinunciare a qualche goccia del mio sangue.. ma il mio sonno, cazzo, il mio sonno è sacro. prendete il mio sangue ma state lontane dalle mie orecchie. e non voglio grattarmi. perchè questa crudeltà del prurito? perchè? non vi basta nutrirvi di me? volete vedermi soffrire? ma mi calmo, volevo mantenere la calma, trattare. se vi lascio un po' di sangue in un piattino? e se assaggiaste la cioccolata? pizza?
e voi. voi maledettissimi gabbiani, con quest'aurea poetica che accompagna il vostro volo.. cosa cazzo avete da strillare? e che orrendo verso vi è toccato in sorte.. già, molto poetico il gabbiano. oh se avessi una mazzafionda! che poi no, dai, veramente, che ci fate qui? trovatevi un porto, lo dico per voi, si può vivere sul tevere? l'ho visto con questi occhi un gabbiano che mangiava un topo, non sono belle cose, davvero, non sono belle cose. cosa cazzo avrete da dirvi alle quattro del mattino? io sparo.

forse ricorderete, cari lettori, i dottissimi dibattiti sviluppatisi su queste pagine.. le mie posizioni pseudoparaanimaliste, le tendenze vegetariane.. qualcuno potrebbe stupirsi di queste parole d'odio (non i più attenti, che mi sanno volubile) ma non ce n'è ragione.
come mi disse una donna, del tutto psicopatica, che soleva aggirararsi nella mia facoltà quando io ero solo una matricola: "io non ce l'ho con gli uccelli, ce l'ho con chi mi caca in testa".

sabato 23 giugno 2007

un venerdì non così solitario

sono solo le quattro, ma fa proprio troppo caldo per studiare, mi sento eroica ad aver finito il capitolo, l'esame è vicino e non ne ricordo di così difficili, ma non sono in grado di leggere un'altra sola riga e così quando lei scherzosa dice "non ti andrebbe una birra fresca adesso?" quasi mi commuovo e la convinco che non ci sono alternative. lei la conosco da pochi giorni, mi ci trovo bene, non mi delude nè in leggerezza nè in serietà, chiacchieriamo in modo semplice. dividiamo una bottiglia e parliamo ancora. e penso che parleremo ancora.

lei è sempre bellissima, e sempre in ritardo, il concerto è cominciato da più di un'ora. non l'ho mai vista così ubriaca, ma è lo stesso bellissima. mi volto mentre dice "sono proprio contenta che sei venuto" mi guarda e ride "vabbè a te non te lo dico, ci stiamo vedendo tutti i giorni.." però anche a me mi vuoi bene vero? e diventa seria, stringe la mia mano "sì. non te lo immagini quanto, proprio non te lo immagini". e io non me lo immagino, ma lo sento che è vero, nelle sue mani.

si son fatte quasi le tre, in macchina davanti al cimitero disegnamo scenari apocalittici. quindi tu ancora ci credi nell'umanità? lui dice che ho detto bene, nell'umanità non negli uomini. e in questa nuova vita umana, piccola e incerta, sconvolgente, vogliamo crederci? dividiamo i dubbi, seriamente preoccupati, seriamente fiduciosi. aspettiamo.

così, giusto per fare tre nomi.. (senza fare nomi)
così, giusto per convincermi che se volessi la troverei una spalla su cui piangere.
così, giusto per ricordarmi che ci so anche stare con le persone. non con tutte, ma magari dipende anche da loro. secondo me dovrei stare sempre a mio agio, anche con gente che in realtà non mi piace, ma che ragione c'è? non conta molto molto di più la qualità?
così, giusto per dire.

giovedì 21 giugno 2007

io della vita non ci ho capito un cazzo

la gente normale, categoria che magari non esiste ma che comunque se esiste non mi conta al suo interno, usa l'altra gente. e non lo dico in senso negativo, forse è quello che chiamiamo socialità, un bisogno ancestrale, ci si appoggia, con grande naturalezza, gli uni agli altri, e se funziona non è un peso nè per gli uni nè per gli altri. da soli pare non si riesca a stare. una croce di case che si chiamano piano e non sanno che è paura di restare soli nel buio, diceva una poesia di quasimodo (forse non esattamente, cito a memoria, non sono del tutto attendibile, forse neanche c'entra molto). insomma la bestia uomo, soprattutto se è in difficoltà, cerca un suo simile. la cosa ha un senso.
io invece no. appoggio vietato. mai niente da dire, le cose belle non sono mai belle abbastanza, sono il minimo dovuto, le cose brutte non ci dovrebbero essere, tenerle coperte è l'unica possibilità. è estremamente faticoso, ma non so fare in altro modo. e così in giorni come questi mi nascondo, dietro una battuta, una birra, una scusa banale. magari si capisce anche che un tarlo, o più tarli mi consumano, ma svicolo e mi si lascia svicolare. tu invece che mi racconti? o anche silenzio, se il magone non sta tutto sotto la maschera meglio restare da soli. io sto bene da sola. e ti aspetti che ci sia ancora qualcuno che creda a questa cazzata? per abitudine ripeto, per abitudine ci credo. e allora non rispondo al telefono, tanto meno chiamo, chiedo, pretendo ascolto, aiuto, distrazione. e perdo un sacco di cose. ho perso un sacco di cose in questo modo, e ora è tardi. perchè a nessuno importa di me, perchè a me non importa di me.

domenica 17 giugno 2007

l'ho già detto che sono subdola?

sono brava a mandar giù. incarto con cura le delusioni e le ripongo in cantina. difficile sospettare che ci siano, le scordo anch'io. mi deludo ogni giorno, tutti i giorni mi deludono, ma li piego e li metto via per sorridere al nuovo sole che sorge come se fosse il primo. ma anche quel che è nascosto pesa e le energie si assottigliano. non si può consumare energia senza ricrearne, poi finisce. mi serve un po' di grande immensa totale felicità sennò finirò le riserve, finiranno i miei sorrisi amari ma ostinati. e neanche ci credo nella felicità.
quindi come stai? bene grazie.
sono bravissima a star bene lo stesso. so nutrirmi di nulla, devo, non ho nulla di cui nutrirmi. di quello che ho non so nutrirmi, quello che ho non mi va mai bene, è pane ammuffito. ma ho fame, e nausea. circolo vizioso.
quindi?
QUINDI?
sempre a fare domande eh? non la perdiamo questa brutta abitudine eh?

venerdì 15 giugno 2007

interno notte, esterno?

sul blog più bello che c'è si creò un serio dibattito sul loveboyday (sul finire dei commenti a questo post) in cui ho detto, fin troppo, la mia. ripensandoci, perchè io son malata e ripenso a tutto, riflettevo sul fatto che sul mio blog non ne parlo quasi mai di quello che succede nel mondo. sto sempre là a guardare il mio ombelico. ho un bellissimo ombelico questo va detto, ma tutto il resto? non è che non lo guardi o non mi interessi.. è una scelta? sì abbastanza. però alla fine se uno ha uno spazio pubblico in cui liberamente sproloquia avrebbe anche senso usarlo per far sapere le proprie inutili opinioni a tutta la rete (ovvero a quei quattro disperati che mi vengono a leggere ed eventualmente a qualche scamarcina che giunta qui per sbaglio decida poi, pur delusa, di trattenersi un po'). a che serve avere un blog se non a togliersi la soddisfazione di comunicare, di gridare al mondo "barbara palombelli mi fa schifo"? no? sì certo anche cose più serie al limite. però sono questi squallidi personaggi che popolano l'universo "culturale" italiano che danno bene l'idea del livello del dibattito pubblico. una quasi first lady che compunta sparge banalità sulla qualsiasi, sulla pedofilia appunto, su cogne e sul bon ton con uguale serietà. mi viene da vomitare. metaforicamente, ma anche non metaforicamente. devo essermi data troppi cazzotti sullo stomaco, perchè continui a picchiarmi emme? lo vedi che poi stiamo male tutt'e due, o tre, quattro..quelle che siamo. non potresti startene un po' tranquilla? ecco, ricomincio a parlare di me, con me anzi, ancora più preoccupante. la soddisfazione di scagliarsi contro il prossimo è solo passeggera, la speranza di vedere dei cambiamenti poca. e allora che si fa? direi che ci si rimbocca le maniche e si lavora, si va a spalare merda anche se è troppa e non ce la si farà. lo direi, davvero lo direi. ma non oggi, oggi sono di pessimo pessimo umore. oggi mi devo distrarre.

mercoledì 13 giugno 2007

emme come "ma che palle"

sbuffo. sospiro.
quindi? allora? quando cambierò?
non dovrei aver già trovato un equilibrio? sono anziana per le crisi adolescenziali. anziana per dondolare, un passo indietro. dove correte?
mi guardo intorno e provo invidia, e disgusto. mi fate schifo e vorrei essere come voi. invece sono una bolla d'aria. non capisco come è successo, dov'ero? che ho fatto? e ora? neanche una risposta.
ti odio mia subdola mente, mi sfuggi, ti infiltri come acqua nel terreno, sei ovunque, sparisci ma non mi lasci, sfuggi alla vita ma non la lasci. non scappi ma ti volti di spalle, che senso ha? ora scopri la schiena, aspetti un colpo, o un bacio. aspetti. voltata.
ma che palle!

lunedì 11 giugno 2007

una tregua, nulla più.

insomma sto persino studiando.
ma studio lentamente perchè nel libro che studio trovo cose che mi fanno fermare.
leggo e resto ferita, e devo riprendere fiato.
leggo e mi assale il male che c'è stato e c'è nel mondo, che giace impensabile, dimenticato o martoriato dai falsi riti della memoria.
uomini che uccidono uomini, ferite inguaribili. che vorrei saper curare.
di fronte a un dolore tanto grande, un dolore che non passa e non può passare, svaniscono le mie meschine dolenzìe, sfilano i miei privilegi e mi sembrano davvero troppi.
mi viene da chiedere perdono.
non ho altre colpe che il non sentirmi felice, ma mi pare una colpa atroce.
il tempo e lo spazio in cui sono caduta e che detesto, sono un lusso che non ha eguali.
e ancora sono qui a pensare a me quando dovrei solo tacere e ascoltare.
leggo ancora
E non ha cessato di visitarmi, ad intervalli ora fitti, ora radi, un sogno pieno di spavento.
E' un sogno entro un altro sogno, vario nei particolari, unico nella sostanza. Sono a tavola con la famiglia, o con amici, o al lavoro, o in una campagna verde: in un ambiente insomma placido e disteso, apparentemente privo di tensione e di pena, eppure provo un'angoscia sottile e profonda, la sensazione definita di una minaccia che incombe. E infatti, al procedere del sogno, a poco a poco o brutalmente, ogni volta in modo diverso, tutto cade e si disfa intorno a me, lo scenario, le pareti, le persone, e l'angoscia si fa più intensa e più precisa. Tutto è ora volto in caos: sono solo al centro di un nulla grigio e torbido, ed ecco, io so che cosa questo significa, ed anche so di averlo sempre saputo: sono di nuovo in Lager, e nulla era vero all'infuori del Lager. Il resto era breve vacanza, o inganno dei sensi, sogno: la famiglia, la natura in fiore, la casa. Ora questo sogno interno, il sogno di pace, è finito, e nel sogno esterno, che prosegue gelido, odo risuonare una voce ben nota; una sola parola, non imperiosa, anzi breve e sommessa. E' il comando dell'alba in Auschwitz, una parola straniera, temuta e attesa: alzarsi, "Wstawac".
Primo Levi, La Tregua

domenica 3 giugno 2007

domenica

non è che abbia tanta voglia di scrivere.
strano giorno la domenica, ci si vorrebbe sempre fare più cose con la domenica, ma poi scivola. l'arretrato resta arretrato e l'incombente resta incombente, vince il vuoto. fa paura il vuoto. ma non mi ci trovo male in fondo, è la mia dimensione, vuoto e paura, e smania di fare e tempo che passa senza lasciarsi afferrare. forse la mia vita è un'eterna domenica. sospesa, senza impegnarsi in ciò che si deve, senza godere di ciò che si vuole. sono nervosa. tra una mezz'ora è già lunedì, sveglia, doccia, metro e non si torna a casa prima delle dieci. martedì appuntamenti variamente dislocati, e a casa non prima dell'una realisticamente. mercoledì? direi biblioteca, e cena fuori, ma senza fare tardi. giovedì invece non mi aspettate svegli. venerdì l'impegno sarà evitare il parrucchiere, riuscirò nell'impresa? e poi ancora studio ovviamente, ma chiusura in dolcezza credo. e poi sabato grande matrimonio intercontinentale, sperando di aver trovato il tempo in settimana di rimediare un paio di scarpe decenti. e che succede a questo punto? sarà di nuovo domenica. vorrò dormire le ore che non ho dormito durante la settimana, studiare le pagine che non ho studiato (mai rispettato una tabella di marcia in vita mia), fare lunghe passeggiate, vedere un paio di film, finire il libro che aspetta sul comodino.. e invece sarà sera prima che io possa accorgermene. e sarà già il dieci di giugno.
domande:
perchè la persona più pigra e solitaria che io conosca, meemmemedesima, ha una settimana così densa di impegni?
troverò il tempo di passare per i blogghi in tutto questo?
è questo il mio peggior post in assoluto?
ai posteri

martedì 29 maggio 2007

le nuvole, i talenti, i desideri e altre cianfrusaglie

insomma una vita da buttare.
invece no.
perchè poi piccole cose ti spiegano il senso. un senso. un senso piccolo per carità, ma pur sempre senso. o verso. il verso giusto da cui guardare il futuro, e il presente e il passato.
quando alla fine giunge un sonno ristoratore, profondo e sereno. quando una maledettissima zanzara te ne tira fuori.. non è metafora, è proprio così che è andata. una zanzara mi sveglia nel cuore della notte, prurito e ronzio, e il caldo, e mi ricordo che arriva l'estate, che è questo a ridurmi in questo stato.. io detesto l'arrivo dell'estate, ogni anno è così. e mi ricordo anche che è bello dormire, che me lo devo ricordare tutte le volte che mi dico che non c'è niente che io sappia fare, mi devo ricordare quanto sono brava a dormire, un talento naturale.
quando poi viene la pioggia, con un ventaccio freddo, ma non riesci a rallegrartene perchè ti imprigiona in un bunker senza caffeina. neanche questa è metafora, sono le piccole grandi ingiustizie della vita (a margine: secondo me dovrebbe essere illegale organizzare convegni in cui si offre il pranzo ma non il caffè. io poi le seguo le relazioni del pomeriggio, anche in francese, perchè so' eroica, ma vi maledirò in eterno per questo mal di testa che mi sale dalla nuca.. la pagherete!). e quindi neanche per il brutto tempo riesco a tifare. incontentabile. sai cosa emme? le vie di mezzo, dovresti imparare le vie di mezzo. equidistanza, equilibrio. equini. ecco sì, darti all'ippica.
o ancora, quando in una banchina soavemente sovraffollata la vecchia lamentosa di turno sceglie te proprio te e solo te come sponda dei suoi brontolii sulla metro che non passa, e tutta questa gente che c'è, e il logorio della vita moderna.. sì sì emmina, proprio te, ma quanto sei stata fortunata? l'ipod, lo sguardo a terra se non per un vago cenno del capo, cortese risposta alla prima inutile frase sui minuti di attesa, eppure.. ma che gli fai tu alle vecchie eh? quando uno è una calamita per disadattati forse dovrebbe pensare seriamente di mettere a frutto questo talento, la vocazione della sponda. tu che fai nella vita? la sponda.
e poi scopri che puoi ancora emozionarti per quello in cui credi. allora in qualcosa ancora credi? forse sì. forse sai ancora illuderti. ci sono ancora parole dette bene che possono metterti i brividi e farti sperare nella speranza, scovare tra la cenere la voglia di fare, perchè forse ne vale la pena, anche di spaccarsi le ossa, per portare avanti qualcosa di piccolo ma di vero, un idea che non cambia il mondo ma può darti la voglia di entrarci nel mondo, di dire la tua.
e scopri, scopro, che per quanto siano lontani i sogni dalla realtà, per quanto sia scarsa la possibilità di vincere, per quanto sia faticoso anche solo pensare di gareggiare, per quanti altri per quanto possa trovare, voglio giocare.
emme trovata senza cercare, raschiata da un muro, verde su arancio.

sabato 26 maggio 2007

alba scura

si è capito che qualcosa non va vero? magari ci si chiede cosa.. ecco non lo si chieda a me. io spengo cervello e computer. più che evidente che non sto parlando di un addio, non potrei. prendo un po' di tempo per bermi questa amarezza, senza spiegarla, senza anestesie. prendo un po' di tempo per fare quello di cui ho voglia, che è più o meno solo stare in silenzio, da sola, spenta. fumare per strada su un gradino a mezzanotte con canzoni perfette nelle cuffie, e ritrovare un tempo fermo e sicuro. svelarmi che l'alba che vedevo è un'alba scura, ma che va bene lo stesso, che non ha senso fingere. una strada la troverò, non posso dubitare di questo. respiro e poi salto. se il buio è una cosa reale mi muoverò al buio, mi sporcherò le mani. ma una strada non può non esserci.

si possono fare molte supposizioni a partire da queste ambigue parole, la realtà è molto meno affascinante di come sembra a non raccontarla. non importa.
è come lasciare una canzone a parlare di sè, si sa che parla d'altro, ma un lato di quelle parole si incolla alle proprie sensazioni, protettivo. ripara perchè estraneo e consola perchè comune.
così è bofonchiare pensieri su un blog, mettere uno specchio in vetrina, non può dare un'immagine reale. e non importa, davvero non importa.
solo che non ho voglia di vedermi, nè riflessa in uno schermo nè negli occhi di chi mi legge, nè in quelli di chi mi conosce davvero nè tanto meno nei miei.
chiudo gli occhi. tanto è buio e non vedo comunque. qualche altro senso dovrà guidarmi.

ora non piangete inconsolabili, probabilmente sarò qui domani.

martedì 22 maggio 2007

tutto considerato

considerazioni generali
ricapitolando
22 di maggio, da 7 anni nel terzo millennio, sta scorrendo via anche maggio, ma siamo in vita. e si potrebbe quasi considerarla una buona notizia, ma non ci sbilanciamo.
gli estrogeni in risalita e la noia per le mie noie mi fanno pensare che quasi quasi, con calma, potrei combinare qualcosa di sensato. essere donna ha almeno il vantaggio di smezzarsi la responsabilità del proprio umore con gli ormoni, per l'insoddisfazione cronica e la poca dimestichezza a guidare con mano sicura la mia vita mi prendo intere le colpe, mi fustigo, per quel che serve, e andiamo avanti.
considerazioni relative al blog
potrei stare ancora qui a interrogarmi sul senso di questo blog, l'ho fatto e lo farò, ma anche basta. finirei col dare troppo peso alla cosa, mi contento di scrivere, che comunque non è male.. ecco il blog mi è servito a riscoprire il piacere di scrivere, e a scoprire il piacere di essere letta. e quindi scrivo, pubblico addirittura a ritmo sostenuto negli ultimi giorni. vabbè.
no quello che mi polpisce di questa storia del blog è che mi ritrovo a fare e pensare cose che proprio credevo lontanissime da me. mi ritrovo, ad esempio, con dei lettori che sono anche letture, mi ci ritrovo affezionata, mi ritrovo a lasciarmi consolare da sconosciuti e a preoccuparmi che stiano bene, e se un po' avete capito come sono (mal) fatta saprete quanto questo mi innervosisca, ma fischietto e vado avanti.
e poi dicevo "no io non lo voglio sapere chi ci viene sul mio blog" e invece ho ceduto alla curiosità delle statistiche.. e vabbè, uno una visita se la può aspettare da chiunque, ma addirittura DUE dal Qatar un po' mi inquietano francamente.
e poi soprattutto "no le catene no!"
considerazioni relative alla catena
(che scioglie il sangue dint'e vene)
e veniamo al vero argomento. ho detto "no no non esiste che mi tirate dentro una catena" mi hanno detto "mica puoi tirarti indietro" e io "sti cazzi" e loro "e dài sù" e io che son cedevole come prevedibile cedo. nella catena mi ci ha tirato uno psicopatico partenopeo che è bene che sappia che con questo gesto si è giocato ogni residua possibilità di concupirmi, ma c'è da dire che potrebbe essergli andata meglio così.
considerazioni relative alla possibilità che un alieno venga a chiedermi 25 canzoni per capire il rock
ecco no, parliamone. ma chi cazzo è che si inventa ste stronzate? premesso che se sistono gli alieni, come insegna x-files, ci spiano da tempo e la sanno lunga. ammesso invece che arrivino sulla terra e si chiedano qualcosa su di noi, con tutte le domande che giustamente si potrebbero porre volete che chiedano di musica? e se chiedono di musica perchè, con tutto il rispetto, restringere al solo rock? e perchè irrigidirsi su 25 titoli che siano 25? non ci possiamo fare con calma una chiacchierata? io ho anche un bar messo sù a posta.. ammesso comunque che questa sia la domanda aliena, perchè chiederlo a me? mettiamo pure venga da me quest'esserino verde antennato, per ipotesi, io senz'altro gli risponderei con cordialità ma sarei decisa nel mandarlo altrove (con ferma dolcezza come direbbe un addestratore di cani).
considerazioni relative alla mia incompetenza musicale
sì perchè io la musica la ascolto, a seconda dei periodi più o meno in quantità, sbalzellando da un genere all'altro, molto a gusto personale, non mi ritengo affatto esperta. sono un'ascoltatrice intuitiva e sregolata, mi lego a dei pezzi o a degli autori per le ragioni più varie, mi piacerebbe avere la competenza per scelte più critiche, invidio i grandi conoscitori di musica,e ancor più i musicisti, ma io mi limito ad ascoltare. e non ne parlo neanche volentieri di musica.. che musica ascolti? domanda ricorrente del far conoscenza che mi ha sempre infastidita, come se ci si dovesse identificare e riconoscere in un gusto.. sì lo so è così che va il mondo, l'identità oggi passa anche e soprattutto attraverso ciò che si sceglie di fare, per quanto superficiale. la musica che ascolti, i vestiti che indossi, i posti che frequenti.. un'etichetta e via (tipo, qualche sera fa.."tu sei un po' sinistroide?" prova a ridirlo e ti spacco la faccia). ma sto divagando, e poi torno al discorso già fatto sul mio rifiuto per le definizioni, che poi a ben vedere non è altro che l'ennesimo tentativo di nascondermi. ma vabbè, si cercava di essere meno seri no? veniamo alla lista.
considerazioni relative alla compilazione della lista
dunque non è stato facile stilare questa lista, i miei limiti aggravavano la difficoltà già notevole del compito, tuttavia 25 canzoni le ho scelte. non pretendono di essere rappresentative nè della storia del rock nè dei miei gusti musicali, anche se ovviamente le ho scelte a gusto mio e ho cercato di essere esplicativa, per il bene dell'alieno. ho deciso di escludere il rock italiano, di mettere una sola canzone per autore, di spalmare nel tempo e nelle varie rock declinazioni.. perchè venisse fuori un quadro ampio da cui l'alieno potrebbe farsi un idea. (se mi reciclassi come educatrice di alieni?) criteri discutibili mi rendo conto, ma questi ho scelto. neanche lo dico come mi piange il cuore per tutti gli esclusi.. che siano stati esclusi per travagliata valutazione o per dimenticanza. alcune canzoni lo ho scelte proprio in quanto tali altre come esempio di una produzione più vasta, alcune perchè sono importanti per me altre perchè non si poteva non metterle. non mi metto a giustificarle una per una però, già ho ciarlato troppo..
lista delle 25 canzoni con cui spiegherei il rock a un alieno
ROLLING STONES - streets of love
JIMI HENDRIX - purple haze
BEATLES - a hard day's night
DOORS - the end
LED ZEPPELIN - babe I'm gonna leave you
BRUCE SPRINGSTEEN - born in the U.S.A
LOU REED - rock'n'roll
R.E.M. - carnival of sorts
NIRVANA - smells like teen spirit
RADIOHEAD - creep
MUSE - hysteria
BJORK - army of me
BECK - loser
JEFF BUCKLEY - so real
JANIS JOPLIN - piece of my heart
PATTI SMITH - people have the power
ARETHA FRANKLIN - respect
ELVIS PRESLEY - trouble
DEPECHE MODE - enjoy the silence
PEARL JAM - alive
SKUNK ANANSIE - you'll follow me down
STROKES - alone together
tutto considerato
è il caso di chiudere con una nota di speranza, con la musica alta che riempe il sub.bar e con la promessa che mi rimboccherò le maniche e vedrò di vederci più chiaro. mi sarei anche rotta le palle di fare/dire/pensare cazzate..
(l'utima frase è stata scritta grazie alla speciale deroga ricevuta personalmente dal tiranno redattore della sex law, non sono pertanto in nessun modo perseguibile)
p.s: questo post è tutto un link.. divento una blogger ogni giorno più cool!
p.p.s: mi scuso per il p.s.

AGGIORNAMENTO di vitale importanza
al 23 di maggio, ancora in vita (oh yeah). sono le 9:37 e tutto va bene.
imperdonabile dimenticanza: le catene si passano!
no, non mi sono dimenticata di passare la catena, mi sono dimenticata di dire che non la passavo.. beh sì, non chiedetemi anche questo! anche se chi già si è precipitato a criticare il mio duro lavoro (?) se lo meriterebbe.. ma non mi va proprio di accatenare gente. pur tuttavia, chi volesse cimentarsi può far come se gliel'avessi passata, diciamo che attacco un avviso nella bacheca del sub.bar, se ci sono volontari si facciano avanti, leggerò con piacere i vostri elenchi.

un programma

devi sempre avere un piano, e tutto deve andare secondo il piano. sei schifosamente subdola.
tutto preparato, ragionato, tutto già pensato.
scrivo la sceneggiatura e distribuisco i copioni, che fai improvvisi? e no eh, cos'è vuoi fregarmi? io non so improvvisare, le devo studiare le mie battute, devono essere perfette. la perfezione.
il problema è quando non riesco a fare un piano. che faccio senza un programma? vi supplico datemi un ruolo in commedia, uno qualsiasi, un personaggio triste con un paio di battute, sì solo un paio, ma le dirò bene, saranno perfette.
io non lo so scegliere un personaggio, datemelo voi. ho bisogno di progettare nei minimi dettagli, ma non so cosa. un programma. questo è il problema. un problema. io sono il problema.
non so vivere senza pensare, non riesco a vivere se penso.

lunedì 21 maggio 2007

luogo inospitale

si era faticosamente arrampicato fino a un luogo inospitale, da lì Guido guardava giù. una fredda malinconia era entrata nel suo petto e colava perfetta, aderiva senza lasciare spiragli. gli veniva da chiedersi come potesse ancora passarci il respiro là dentro. e poi si chiedeva come era arrivato lassù, e se c'era una strada per scendere. si chiedeva, ma soprattutto guardava. era tutto diverso a vederlo da lì, sembrava più bello e più stupido il mondo. formiche a forma di persona si affrettavano sulla strada, le spiava non visto, ne immaginava le miserie.
pensò che se non fosse stato per il freddo si stava meglio su quelle rocce, con un po' di sforzo si trovava un equlibrio e non si rischiava più di cadere. pensò che voleva restare fermo lì, immobile, fino a che non avesse cominciato a marcire, l'idea gli piaceva. non marcì. purtroppo o per fortuna un uomo vivo non marcisce, tutt'al più si indolensisce.
è proprio vero che ai luoghi inospitali ci si abitua - pensò Guido - certo però che ci si sta scomodi.

sabato 19 maggio 2007

bianca come acqua

vorrei essere ogni giorno la stessa. ogni giorno quella dei giorni migliori. vorrei essere meno liquida, vorrei non bastasse un soffio di vento ad incresparmi, vorrei non sentire le correnti attraversarmi. vorrei per una volta essere terra. ferma. che poi se ti allontani sono uguali l'acqua e la terra.. a vederli dallo spazio, per dire, cambia solo il colore, e allora perchè tutto questo affaticarsi? e io oggi neanche li vedo i colori. li ho usati tutti per dipingere queste pareti, ma non posso dire di essere quei colori, io non li vedo. io sono bianca, sono una pagina senza parole. io sono nera, sono un angolo buio. sono acqua, non ho forma, non ho colore, scorro, evaporo, mi perdo. sono una lacrima che dall'angolo dell'occhio scivolerà fino al mento.