lunedì 11 giugno 2007

una tregua, nulla più.

insomma sto persino studiando.
ma studio lentamente perchè nel libro che studio trovo cose che mi fanno fermare.
leggo e resto ferita, e devo riprendere fiato.
leggo e mi assale il male che c'è stato e c'è nel mondo, che giace impensabile, dimenticato o martoriato dai falsi riti della memoria.
uomini che uccidono uomini, ferite inguaribili. che vorrei saper curare.
di fronte a un dolore tanto grande, un dolore che non passa e non può passare, svaniscono le mie meschine dolenzìe, sfilano i miei privilegi e mi sembrano davvero troppi.
mi viene da chiedere perdono.
non ho altre colpe che il non sentirmi felice, ma mi pare una colpa atroce.
il tempo e lo spazio in cui sono caduta e che detesto, sono un lusso che non ha eguali.
e ancora sono qui a pensare a me quando dovrei solo tacere e ascoltare.
leggo ancora
E non ha cessato di visitarmi, ad intervalli ora fitti, ora radi, un sogno pieno di spavento.
E' un sogno entro un altro sogno, vario nei particolari, unico nella sostanza. Sono a tavola con la famiglia, o con amici, o al lavoro, o in una campagna verde: in un ambiente insomma placido e disteso, apparentemente privo di tensione e di pena, eppure provo un'angoscia sottile e profonda, la sensazione definita di una minaccia che incombe. E infatti, al procedere del sogno, a poco a poco o brutalmente, ogni volta in modo diverso, tutto cade e si disfa intorno a me, lo scenario, le pareti, le persone, e l'angoscia si fa più intensa e più precisa. Tutto è ora volto in caos: sono solo al centro di un nulla grigio e torbido, ed ecco, io so che cosa questo significa, ed anche so di averlo sempre saputo: sono di nuovo in Lager, e nulla era vero all'infuori del Lager. Il resto era breve vacanza, o inganno dei sensi, sogno: la famiglia, la natura in fiore, la casa. Ora questo sogno interno, il sogno di pace, è finito, e nel sogno esterno, che prosegue gelido, odo risuonare una voce ben nota; una sola parola, non imperiosa, anzi breve e sommessa. E' il comando dell'alba in Auschwitz, una parola straniera, temuta e attesa: alzarsi, "Wstawac".
Primo Levi, La Tregua

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci sono realtà troppo crudeli che mi hanno sempre creato uno stato di alienazione..ho cercato di immaginare cosa si provi nel commetterle certe cose e nel subirle..ma è un pensiero che fa male, troppo male..e alla fine ci si rifugia nella propria normalità, e ci si sente in colpa.

GNAMINA ha detto...

ma poi non è il caso di farsi prendere dai sensi colpa. solo perchè si è nati in un altro momento storico...memoria si, quella è indispensabile e fai bene ad alimentarla...tutti dovrebbero farlo.

Anonimo ha detto...

care fanciulle,
eh sì, il senso di colpa. è anche il sentimento tipico dei sopravvissuti, che non sanno spiegarsi perchè sia toccato proprio a loro salvarsi.. assurdo vero? ma non sono cose che si decidono, come gli incubi.
io non mi sento in colpa per quando sono nata, mi sento in colpa per tutte le volte che mi scordo quanto sono fortunata, mi sento in colpa per il mio periodo storico che non è privo di atrocità, per gli errori che non insegnano. e io, noi, non facciamo niente di male, ma in fondo guardiamo da un'altra parte, e dimentichiamo.

Anonimo ha detto...

il fardello dell'uomo occidentale bisogna esser in grado di lo (sop)portare (e tu mi sembri parecchio brava a. lo stai dimostrando post dopo post).

Anonimo ha detto...

in realtà, non che c'entri molto ma mi è venuto in mente pasolini:

"È così che vi appartiene questo mondo:
fatti fratelli nelle opposte passioni,
o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
a essere diversi: a rispondere
del selvaggio dolore di esser uomini."

Anonimo ha detto...

cari fanciulli,
domani rispondo seriamente.
comunque,
grazie iggy.
"non che c'entri molto", ormai l'indiano prima di commentare mette le mani avanti.. ma che ti faccio paura? t'ho sgridato troppo? va che son buona puoi dire tutto..

Anonimo ha detto...

Ovvio che se pensiamo a certe cose, ci sembra quasi di insultare chi è stato o sta peggio di noi quando ci sentiamo infelici. Purtroppo non è un sentimento controllabile, la felicità.

E tu non sentirti in colpa per una cosa di cui non devi chiedere perdono. Tutti hanno diritto ad essere - nel loro piccolo, perché no - infelici.

Buona serata :)

Anonimo ha detto...

indio, fossintè, dopo il "va che son buona" le chiederei con che salsa..

emme ha detto...

netstar
no io però li voglio controllare i sentimenti! (piagnucolo e sbatto i piedi)
buona giornata caro, e buona serata per la prossima.

iggyota™
la finisci di fare il subdolo suggeritore?
e, per la cronaca, son buona in tutte le salse. tiè.

Anonimo ha detto...

sei buona in ogni salsa emme? cucini bene?
sei cuci nata bene?
cuci bene?
mi si è rotto un bottone di una camicia

Anonimo ha detto...

emme, rispondi all'indio!!

Anonimo ha detto...

>>emme, rispondi all'indio!!
???!!!???
ma dimme te! ma questo che vuole? chissi crede di essere? viene suggerisce ordina.. aò, ma stiamo a scherzà?

eccomunque

è quello che ho detto indi, son buona, poi dipende dai gusti.. con la cucina me la cavo decisamente meglio che col cucito, ma il bottone si è rotto o solo staccato? perchè riattaccare un bottone in fondo è alla mia portata, ricomporlo mi pare già più difficile. non che non ci si possa provare eh, io le adoro le cause perse. cuci nata.. non so, sinceramente mi paio piuttosto cruda.

Anonimo ha detto...

e poi volevo rispondere seriamente sul fardello e sul selvaggio dolore di esser uomini, riportare altre parole di Levi sulle vittime e i carnefici, sulla sostanza umana, su Kafka, sulla vergogna..
ma il discorso è ben complicato e a me oggi non mi va di fare un cazzo.
e nulla mi indispone come un caffè cattivo.
è andata così.
per qualunque cosa mi trovate al sub.bar